Questo intanto è un articolo del Messaggero di ieri. In questo caso si tratta della Linea A. E non venitemi a dire che anche in questo caso si tratta di sabotaggio!
Metro, stazioni senza controllo
Tornelli aperti, borseggiatori in azione
Viaggio nella linea A: così si entra senza biglietto. Nei vagoni decine di mendicanti e suonatori ambulanti
ROMA - Borseggiatori, furbi che approfittano dei varchi per i disabili lasciati aperti o entrano in due obliterando un biglietto solo, atti vandalici,bambini che chiedono l’elemosina e concerti improvvisati. Storie d’ordinaria amministrazione nelle metropolitane romane.
Come pochi giorni fa, quando alla stazione della linea A Arco di Travertino un gruppo di teppisti ha deturpato, bombolette spray alla mano, le macchine che emettono i biglietti e i gabbiotti del personale e ha poi ostruito con la colla le macchinette obliteratrici. Completamente indisturbati.
E non stupisce affatto, dato che gran parte della linea A appare abbandonata a sé stessa: addetti alla sicurezza quasi inesistenti e gabbiotti spesso privi del personale. Giovedì, tra le 13 e le 14, i box di 6 stazioni della metropolitana erano vuoti, le telecamere regolarmente in funzione ma nessuno a controllare le immagini. Pausa pranzo? Chissà. Fatto sta che Colli Albani, Porta Furba, Numidio Quadrato, Lucio Sestio, Subaugusta e Cinecittà erano completamente prive di sorveglianza: in giro per le stazioni, nemmeno l’ombra di un vigilantes. Alla fermata Arco di Travertino invece, il giorno dopo il raid vandalico, un’addetta Atac è al suo posto, nel gabbiotto all’entrata.
Peccato che dorma beatamente: la testa reclinata e i piedi appoggiati su una seggiola. Nella stazione Cinecittà, sporca come non mai, alla mancanza di personale si aggiunge il varco per i disabili lasciato aperto, permettendo a chiunque di viaggiare gratis. «È una situazione abbastanza comune – racconta Francesca Salvi, studentessa del Tuscolano – Qualche volta mi è capitato di trovarmi vicino tipi dall’aria poco raccomandabile e avere paura perché non c’era nessun altro in giro».
Chi non manca mai, invece, sono i suonatori ambulanti, presenza fissa su quasi la metà dei convogli della linea A e concentrati principalmente nelle stazioni più centrali: «Non ne posso più, sempre gli stessi e sempre le stesse canzoni, alcuni hanno addirittura gli amplificatori, un chiasso intollerabile – si sfoga Antonio Piccoli, disturbato nella lettura dall’ingresso di un uomo con la fisarmonica accompagnato da una ragazzina di massimo 12 anni – Come se non avessimo già abbastanza disagi».
Al di là di come la si pensi, frastuono infernale o piacevole parentesi musicale, una cosa mette d’accordo tutti i passeggeri: tolleranza zero nei confronti di chi sfrutta i bambini. E invece, sono tanti i minorenni che quotidianamente lavorano nei vagoni della metro, suonando o chiedendo qualche monetina alla fine di ogni esibizione. Bambini anche di 5 o 6 anni che vagano per i convogli scuotendo bicchieri.
Giovedì, lungo la linea A, se ne contano nove: un ragazzino sui 15 anni, suonatore di violino, un ragazzino con la fisarmonica e 7 bambini molto più piccoli, tra cui uno scricciolo di bimba che nella calca rischia di essere calpestata ad ogni passo. E ancora, pulizia che lascia a desiderare in alcune stazioni periferiche della linea A e a Termini, dove subito prima della banchina in direzione Laurentina, dietro una grata, trova posto anche una mini-discarica. «È questo il modo in cui giustificano l’aumento del 50% del prezzo del biglietto?», si chiede Vincenzo Angelini, giovane professionista. Una domanda che, negli ultimi due mesi, sono in tanti a farsi.
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