Quattro ore di bus per 50 chilometri, la civiltà si ferma alla stazione di Portici
Salerno, lo scandalo della linea ferrata più antica d'Italia che dopo il crollo di Villa d'Elbouef il febbraio non è stata ripristinata. I pendolari non possono più utilizzare il treno. L'allarme: stop per un anno
Venti chilometri d'inferno. Il treno non collega più Napoli e Salerno, si spezza a Portici. Al mattino, quando la fretta mette le ali ai piedi dei pendolari che dalla provincia partono per Napoli, quella distanza è una prigione. Il primo autobus verso il capoluogo parte dal piazzale davanti alla stazione di Torre Annunziata alle 6,50. Il mezzo da 50 posti è sempre strapieno, i viaggiatori fanno a gara per entrarci.
Sono loro i "fortunati" ad arrivare al lavoro in poco più di un'ora. Gli altri non aspettano il bus che fa il percorso interno, il gruppo si dirige a piedi verso la Circumvesuviana distante 2 chilometri. Praticamente si tratta di attraversare tutta la città, la stazione Fs sta sul versante mare, quella della Circum sul lato opposto. "Uno stress pazzesco dice ansimando Giuseppe, mentre si prepara alla camminata verso la Circum ora dovrò aspettare la vesuviana per un'ora, il treno sarà affollatissimo e, come sempre, arriverò in ritardo in ufficio. È diventata un'odissea".
L'odissea della trasferta Torre Annunziata-Napoli è cominciata due mesi fa, quando il muro di contenimento della settecentesca Villa d'Elbouef è crollato sui binari della linea ferroviaria Napoli Salerno, all'altezza di Portici. Un crollo importante, che oltre ad essere l'ennesimo schiaffo alla (inesistente) conservazione dei beni culturali, è un danno alla circolazione ferroviaria su quel tratto. Dallo scorso febbraio, i treni per Salerno e Napoli partono e arrivano a Torre Annunziata. Così le province più popolate come Portici, Ercolano, Torre del Greco restano tagliate fuori. Con loro, centinaia di viaggiatori che ogni giorno sceglievano quei treni. Cancellate in quel tratto anche le metropolitane che da Formia portano a Napoli, al loro posto un autobus come gli altri.
E, se la mattina, si fa a pugni per entrare in un bus veloce, la sera quasi tutti disertano il mezzo. Dal corso Arnaldo Lucci partono autobus semivuoti, quasi tutti scelgono la Circumvesuviana. "Ho perso 3 volte la coincidenza con il treno per Salerno racconta Stefano alle 17 ho preso il bus da Napoli, siamo rimasti bloccati nel traffico e quando sono arrivato a Torre Annunziata, il treno delle 17,50 era già partito. Ho dovuto attendere un'ora e sono arrivato a casa alle 21".
Quel che è peggio è che, dopo il crollo, a danno si è aggiunto danno. I lavori sono fermi, è scattato il contenzioso tra Rete ferroviaria italiana (Rfi) e i proprietari della Villa. La cordata di imprenditori che dallo scorso marzo si è aggiudicata praticamente un rudere per 4 milioni in un'asta indetta dalla quinta sezione del tribunale di Napoli, si è trovata a fronteggiare un crollo inaspettato. Ben presto è scattato il contenzioso legale. Ferrovie dello Stato ha sollecitato i proprietari a procedere in fretta ai lavori di messa in sicurezza dell'edificio pericolante.
La proprietà, invece, sta accertando se alcuni lavori fatti per conto di Rfi vicino all'edificio abbiano potuto determinare il crollo. Ferrovie dello Stato ha annunciato un'azione legale contro la proprietà, citandola per danni di immagine e economici, annunciando anche richieste di risarcimento. Insomma, muro contro muro. E, mentre il tribunale cerca di sbrogliare la matassa, i lavori e la circolazione restano fermi. Ferrovie dello Stato annuncia che servono 90 giorni per concludere i lavori, dall'inizio delle attività di recupero. Ma quando cominceranno i lavori? Può deciderlo solo il tribunale. Non è escluso che possa passare anche un anno.
La stazione di Portici è deserta ma è aperta, con un bigliettaio che non fa ticket ma resta a presidiare come un guardiano. Intanto Villa d'Elboeuf resta nel degrado. E al danno, si aggiunge la beffa. I nuovi proprietari avevano garantito la ristrutturazione totale dell'edificio, in accordo con la Soprintendenza. Così il gioiello settecentesco delle ville vesuviane, dimenticata la destinazione pubblica, dovrà attendere ancora anche per diventare un albergo esclusivo.
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