battesimo
Sono nato a Torino nel 1961 e faccio parte di una cucciolata di 12 fratelli, tutti nati grazie all'ingegno partorito da mamma Viberti.
Il giorno che prendemmo servizio, il 6 maggio del 1961 ci venne detto: " Voi servirete il nostro Paese, vi abbiamo dotato delle migliori tecnologie oggi disponibili per poter trasportare i visitatori all'Esposizione di Italia '61 nel Centenario dell'Unità d'Italia. Vi abbiamo dato un piano in più per essere più capienti e spettacolari, sedili imbotti per essere più comodi, un colore rosso e crema per essere più accattivanti, vetri blu e panoramici per lasciare un indelebile ricordo in coloro che trasporterete..."
Così da quel giorno portammo umilmente centinaia di migliaia di persone a vedere le meraviglie di Italia '61, tra i quali il Palavela, il Palazzo del Lavoro, la Monorotaia, l'Ovovia... Vidi gente di ogni genere e grado, di ogni età e di tutte le estrazioni sociali, bandiere tricolore e festanti bambini.
Finito il mio compito di patriota, venni messo al servizio dei cittadini torinesi percorrendo senza sosta le vie del capoluogo piemontese. Ogni mattina mi trovavo al mio capolinea e facevo salire donne, bambine, anziani, massaie, operaie, geometri, avvocati.... Per lunghi anni ho compiuto il mio dovere, non mi sono mai tirato indietro, ma il tempo passava e pian piano qualcuno di noi 12 cominciò a scomparire... Vidi morire sotto il calore della fiamma ossidrica diversi miei fratelli, alcuni abbandonati e privati di parti, sprofondati nel fango e schiacciati dai ragni meccanici dei demolitori.
Un giorno, dopo che di me rimaneva solo la struttura e qualche altro particolare, venni agganciato ad una barra di traino e trascinato oltre il torrente Sangone dove fui depositato in un prato a fianco ad un circuito per cavalli. Mi trovavo dentro il Maneggio di Stupingi. Mi vennero tolti gli ultimi vetri, asportati sedili, modificati gli interni. Il mio cuore meccanico di 11.500cmc era già stato espiantato insieme ai miei muscoli di trasmissione, probabilmente trapiantati ad un fratellastro camion..
Per anni assistetti agli allenamenti e alle corse di cavalli, ne carpii segreti e tecniche, ne studiai i movimenti. Al Maneggio non facevo più l'autobus, perchè ormai ero solamente ridotto ad una semplice struttura a due piani. Gli uomini mi utilizzavano solo più come torre di osservazione per guardare il circuito equino. Le cose peggiorarono ancora, quando nel 1992 finito anche questo "servizio" venni rivenduto ad un demolitore. I vandali mi avevano ormai frantumato anche i pochi vetri rimasti interi, la ruggine mi aveva rosicchiato il mio scheletro portante... La mia sorte era ormai segnata.
In un giorno come tanti, si presenta un gruppo di appassionati che dopo varie trattative col demolitore mi diedero un nuovo ricovero al coperto lontano da fiamme ossidriche e presse. Uno di loro mi promise: "Tornerai forte e possente come da nuovo, la gente sarà nuovamente felice di farsi trasportare da te!"
Da allora sono passati molti lunghi anni, e le mie speranze erano ormai ridotte al nulla, le mie forze praticamente inesistenti, e la mia struttura era ormai pericolosamente compromessa. Le mie lamiere erano sbriciolate, tutto ciò che un tempo era lucido adesso era diventato opaco, fanali e vetri rotti, i comodi sedili imbottiti diventati ricovero di topi e insetti. Ho sperato che prima o poi qualcuno ponesse fine definitivamente al mio calvario, ma proprio mentre mi lasciavo ormai morire un raggio di luce oltrepassa la porta del capannone.. Un ombra a me molto familiare si avvicinava per l'ennesima volta. Collegato alla sbarra rossa e bianca fui tirato fuori all'aperto, e una voce mi disse "E' ora di andare, è giunta l'ora di mantenere la promessa!"
Per l'ultima volta varcai un portone al traino di un altro mezzo. Ero entrato alla Stola Engineering, azienda specializzata nella costruzione di prototipi, show car, preserie e piccole serie. Non riuscivo a crederci. Giorno per giorno sentii rinascere le mie tanti parti, vidi ripredenere forma la mia struttura. La ruggine veniva spazzata via a suon di spazzole e prodotti chimici, tutte le mie parti erano magicamente tornate al loro posto. Ho ripreso fiducia negli uomini, vedendo la passione con cui mi rimettevano al mondo.
Ad aprile 2011 un bel rosso e crema ricoprivano nuovamente la mia struttura, un nuovo motore fresco di revisione pulsava dietro al sedile del conducente... Che sensazione sentire le sue vibrazioni! Tutto luccicava come un tempo. Mancavano solo i passeggeri!
L'occasione arriva un sabato mattina, precisamente sabato 15 ottobre. Mentre sonnecchio vicino all'amica Tramvia di Superga, vengo svegliato presto, intorno alle 6, Giancarlo il mio autista si presenta e mi dice: "Andiamo!" Non so ancora niente di cosa debba succedere, ma la direzione che mi fa prendere è inconsueta per un autobus da città come me.. Mi metto a 40km/h, e pian piano la città si allontana, gli alti palazzi e le trafficate vie lasciano posto a campi e strade extrarbane... Ho visto cose che non conoscevo: distese di mais, cugini trattori al lavoro per movimentare balle di fieno e rigirare la terra. Giunto a Vigone nel luogo dell'appuntamento vedo arrivare una vettura con a bordo un altro appassionato. Mi guarda di fronte, e in un momento ho riconosciuto il suo sguardo: ha gli stessi occhi di quando da bambino saliva a bordo e sedeva nei posti anteriori l secondo piano. Quanti rimproveri ha preso dalla sua mamma mentre correva su per le scale per andarsi a sedere!
Mi fa strada con la sua Fiat 124, (quante ce n'erano ai miei tempi!), mi porta in piazza Vittorio Emanuele II. C'è una struttura con delle locandine che raccontano la mia storia, mi si vede in ogni situazione: anni '60, in servizio, demolito, al Maneggio di Stupinigi e anche in restauro!
Iniziano ad arrivare le persone tutte desiderose di salire ed essere portati a fare un giro... Mi colpisce una bambina che non vedeva l'ora di vedermi.... Le concedo una foto! "Porterai i visitatori della Fiera del Mais e dei Cavalli negli allevamenti Rondello e il Grifone a vedere i cavalli!", mi dice il 124ista...
Nel giro di poco si fa la coda di persone pronte a salire, macchine fotografiche e telefonini mi riprendono e mi immortalano. Sono tornato ai vecchi tempi!!
Domenica stesso discorso, tanta gente, molti volontari che mi coccolano e mi mettono a punto. Domenica mattina mi hanno persino dato una bella lavatdal sig. Sabena.
Riprende il mio servizio navetta di circa 3km di percorso a metà del quale posso strombazzare con il mio bitonale agli infaticabili trattori che in un "porte aperte" danno dimostrazione delle loro abilità. Imbocco il viale alberato e giungo agli allevamenti. Mi è venuto un colpo al cuore: rivedere i cari cavalli, compagni di molti giorni in attesa di un destino migliore... Mi fanno fare manovra, certo, non è proprio il mio forte, e dopo una retromarcia mi infilano in mezzo a delle stalle mettendomi in posa.... Non capisco cosa succede ma attendo impaziente e all'improvviso vedo arrivare un cavallo nero, grande, possente austero... Mi fà un paio di giri intorno per capire se sono fastidioso o pericoloso, ma dopo poco si posiziona di fianco a me come un modello e si rende disponibile a diversi scatti fotografici... Mentre il sole si riflette sul suo splendido manto leggo il nome nella targetta sulle briglie: "Varenne"..... Ma vuoi vedere che... è quel campione là, quello che ha vinto lì, tanto là... Beh, modestamente di cavalli io me ne intendo parecchio...
Forse Varenne si è accorto che ho capito chi è, allora in segno di amicizia avvicina le sue larghe narici nere al mio finestrino sinistro, mi da un annusata e se ne torna maestoso a farsi ammirare da grandi e piccini...
Ho così capito che forse gli uomini non sono tutti uguali, ci sono persone che ancora apprezzano un "vecchio" autobus cinquantenne che ha testimoniato per i 100 anni dell'Unità d'Italia e testimonia anche quest'anno per i 150 anni. In questi due giorni ho ricevuto il mio sospirato battesimo, sono stato scortato dai Vigili Urbani, ho scarrozzato tanta gente: Amministratori comunali, Assessori, Delegazioni Straniere, bambini, adulti, appassionati e all'ultimo giro anche i ragazzi della Protezione Civile che ringrazio per avermi fatto strada con le loro palette tra le strette vie di Vigone. Ho sentito sapori che non conoscevo: l'odore dell'erba, del mais, della polenta cucinata dalla Pro-Loco di paese....
Sono felice di questa esperienza e voglio ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla mia rinascita, a cominciare da coloro che mi comprarono da demolito con soldi di tasca loro. L'Associazione Torinese Tram Storici, mi ha ridato vita, mi ha messo in condizioni da concorso. Il comune di Vigone i commercianti ed i calorosi Vigonesi mi hanno battezzato e ridato speranza per il futuro. Se mi vorrete, l'anno prossimo mi troverete di nuovo al "mio" capolinea in piazza Vittorio Emanuele II, pronto a far salire chiunque vorrà andare a visitare il mio amico Varenne!!!
Grazie a tutti.
Viberti Monotral CV61.