Un'avventura poco piacevole in tram
Ho avuto già occasione di ricordare come, fino al restyling degli anni 70 - 80, i tram torinesi in due tonalità di verde, avessero tre porte: una anteriore di salita, aperta e chiusa dal manovratore, una centrale di uscita, la cui apertura e chiusura erano di competenza del bigliettaio, ed una posteriore di uscita supplementare, semiautomatica, che si apriva solamente quando, essendo aperta la porta anteriore, vi era un passeggero sull'apposita pedana, e che si richiudeva automaticamente dopo che il passeggero era sceso.
Questa pedana si rivelava in effetti pericolosa, dal funzionamento non sempre affidabile; inoltre, funzionando "a peso", nel caso di bambini o persone esili, rischiava di non aprirsi o aprirsi irregolarmente e poi richiudersi sul più bello!
Ciò è quanto mi era capitato all'età di 6 o 7 anni, quindi a metà degli anni 50. Viaggiando coi genitori su un tram della linea 18, da piazza Carducci verso via Sempione, si doveva scendere all'ultima fermata di corso Giulio Cesare, davanti ai giardinetti all'angolo con via Spontini e via Montanaro, prima che svoltasse in via Lauro Rossi. Mi ero messo regolarmente sulla pedana ;alla fermata la porta si aprì, ma ebbi appena il tempo di allungare un braccio fuori, che improvvisamente di colpo si richiuse, imprigionandomi il braccio, mentre la vettura ripartiva!
A dir la verità, non mi spaventai più di tanto: furono i miei a cacciare urla disperate all'indirizzo del manovratore, gridando di fermarsi. Infatti, subito si fermò, la porta si riaprì e potei ritrarre il braccio, andando poi a scendere dalla porta di mezzo.
Da allora, con i miei, non utilizzammo mai più la porta posteriore. Solo anni dopo, quando frequentando ormai le superiori viaggiavo in tram da solo, tornai a utilizzarla; incidenti non me ne successero più, solo qualche volta il meccanismo fece cilecca, non aprendo la porta e costringendomi a scendere la fermata successiva.