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Tram di celluloide (ovvero, tutte le volte del Tram al cinema, in Italia)

Ultimo Aggiornamento: 06/08/2023 16:51
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31/08/2011 17:26
 
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tranviere veterano
BANDITI A MILANO
Il fatto di cronaca
La banda Cavallero, formatasi a Torino nel quartiere Barriera e guidata dalla figura carismatica di Pietro Cavallero, fece delle rapine la sua crociata per l’affermazione di pseudo principi politici di ispirazione leninista. Purtroppo la scia di vittime e di ingenti danni materiali, frutto di sistematiche rapine in banca, fecero perdere di vista gli eventuali ed incomprensibili fini di giustizia sociale che il loro delinquere perseguiva.
Il 25 settembre 1967, in seguito all’ennesima rapina in un Istituto di credito, la banda formata da quattro elementi incensurati, fu intercettata dalla polizia con la quale ingaggiò una fuga pazzesca attraverso le strade di Milano. I banditi, dimenticando le loro idee di socialismo e di esproprio popolare, non esitarono ad usare su pedoni inermi le loro mitragliatrici per farsi largo nel traffico della capitale ambrosiana.
Al termine della follia, sull’asfalto rimasero tre vittime innocenti più altre ventidue persone furono più o meno gravemente ferite. Nei giorni successivi morì altresì d’infarto un eroico pensionato che rischiando la sua vita, aveva contribuito efficacemente alla cattura di uno dei quattro malviventi. Gli altri tre furono stanati ed arrestati con imponenti battute delle forze dell’ordine, nei giorni successivi.
Appena nove mesi dopo venne celebrato il processo: condanna all’ergastolo per tre dei quattro e solo dodici anni per la giovane matricola del gruppo.
Il film
Con tempismo davvero singolare, appena una decina di mesi dopo che il fatto era avvenuto, uscì il film prodotto da Dino De Laurentis e diretto da C. Lizzani. Come si poteva prevedere, esso riscosse un grande successo di pubblico che aveva ancora bene in mente il recente tragico pomeriggio del settembre 1967.
Il film non fece mistero di voler raccontare il fatto di cronaca nera accaduto a Milano, seguendo per quanto possibile gli eventi, la cronologia ed i personaggi che lo avevano prodotto. La figura del capo fu affidata ad un “grande” G. M. Volontè che guadagnò per questo ruolo l’ambita Grolla d’oro come migliore attore del 1968. Il commissario Basevi, figura di certo di fantasia, fu interpretato da un ottimo Tomas Milian, in un corretto abbigliamento giacca e cravatta. Certo non poteva immaginare che il successivo personaggio Monnezza, lo avrebbe degradato a Maresciallo ed abbigliato da accattone, dandogli tuttavia ben altra gloria e cachet.
Visto oggi il film appare di certo datato; tra l’altro è confezionato in maniera secondo me discutibile, a mò di inchiesta televisiva per raccontare attraverso l’esperienza ed i ricordi di Basevi, della temibile (sic!) malavita lombarda. In questa inchiesta viene inserito come fatto precipuo, la rapina al Banco di Napoli di Piazza Zandonai a Milano ad opera della banda Cavallero.
Si riconoscono tra i numerosi attori volti noti del cinema e della televisione dell’epoca: Don Backy (udite, udite) nella parte di uno dei banditi, Ray Lovelock la matricola della banda, Carla Gravina, Agostina Belli (al primo film?), Margaret Lee e tanti altri caratteristi.
Certamente il clou del film è rappresentato dai venti minuti in cui viene raccontata la fuga attraverso le strade di Milano: i banditi su una Fiat 1100 D rubata, la polizia su Alfa Giulia e 2600 coupè. Come confermò il regista, tutte queste scene, banca e fuga comprese, furono girate nelle stesse strade dell’evento narrato.
Mi è piaciuto di più
Domanda con risposta ovvia. Il realismo con il quale è stato girato tutto l’inseguimento nelle strade di Milano che seminò la tragica scia di morte e sangue.
Mi è piaciuto di meno
Il personaggio di Carla Gravina. Nel momento in cui la polizia accetta segnalazioni dei cittadini circa la presenza dei banditi in stato di latitanza, una signora svizzera richiede l’intervento di un poliziotto per avere “compagnia” ed essere rassicurata da immaginari rumori sentiti in giardino.
Curiosità tratte dal film
La sala operativa della Questura dotata di apparati arcaici (saranno stati davvero così all’epoca?) è affidata a sottufficiali con uno spiccato accento napoletano o comunque meridionale. Uno di loro mi è sembrato addirittura doppiato dall’attore Giacomo Furia.
Un’altra curiosità. All’epoca (1967) le Banche erano sorvegliate da Agenti di Pubblica Sicurezza. Sarà stato davvero così nella realtà? Io non lo ricordo però, considerato l’aderenza del film alla vita di tutti i giorni, penso proprio di sì.
I tram o comunque i veicoli che vi appaiono
Motivi d’interesse nel campo dei trasporti, ve ne sono diversi. Però malgrado le tante scene in città, i tram vi appaiono marginalmente. I frames inseriti sono solo una parte di ciò che offre la pellicola. In particolare tra i veicoli non illustrati, cito la massiccia presenza di OM Leoncino militari a quattro ruote motrici, minibus Fiat 1100 T, Fiat Campagnola; tutti impiegati nella caccia all’uomo che conclude il film.
Un particolare: nel film i banditi vengono arrestati da Carabinieri che viaggiano in Alfa Romeo Giulietta. Questa vettura la ricordo (ma potrei sbagliare) in dotazione con livrea grigio-verde alla PS ma non ai Carabinieri.
Durante l’inseguimento, i banditi vengono intercettati da due auto civetta: una Fiat 500 ed una Fiat 850. Lo ritengo plausibile in quanto all’epoca addirittura la Questura di Napoli aveva in dotazione una 500 in grigio verde sulla cui portiera e con involontario umorismo, c’era scritto “Pronto Intervento”.
Oltre a vari tram ’28 ripresi tra l’altro in Piazza Cadorna, nel film s’intravedono un tram della serie 4700.
Inoltre si vede di sfuggita un convoglio delle Nord Milano con ETR della serie 700; oggi se ne conservano alcuni esemplari per scopi museali.
Viene invece ripetutamente mostrato un bus 306 Fiat, modello Gran Luce in servizio con la compagnia Autostradale di Milano (Gruppo Sita) sulla linea Torino-Milano che i banditi utilizzano per arrivare a Milano dove ruberanno il famoso e grigio 1100 D.
Viene altresì esibito (non c’entra con la trama) un bel bus da gran turismo di carrozzeria Bianchi e motorizzazione forse Lancia.
Per le vetture della Polizia, ho scelto la foto di una Giulia ancora in livrea grigio verde; si noti un numero di allarme particolare in quanto non era stato ancora attivato il 113.
Infine un coupè al servizio della PS; la mitica Alfa Romeo 2600 coupè davvero in servizio presso le Questure di mezza Italia.

I TRAM



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FERROVIE NORD MILANO


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GLI AUTOBUS


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LE AUTO DELLA POLIZIA



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