Quoto Augusto. Sono dell'idea che tram e filobus hanno ciascuno il proprio campo di applicazione e il proprio range di convenienza, nonché specifici vantaggi.
Ad esempio il tram è utile soprattutto in quelle situazioni in cui occorre convogliare rapidamente numeri maggiori di passegeri o nei centri urbani, con linee diametrali centrali (es. la linea 4 di Torino), oppure con linee radiali a servizio di importanti flussi di pendolarismo. Da questo punto di vista sono esemplari proprio le linee di Bergamo, Firenze (Scandicci) e - specie se fossero meglio gestite - le linee romane verso la Prenestina.
Inoltre, e questa è la teoria augustana espressa sul forum di Napoli, e che in gran parte condivido, è che il tram, come infrastruttura, anche senza percorsi del tutto riservati, possa avere un importante effetto regolarizzante sulla circolazione privata, soprattutto perché impone provvedimenti e limitazioni che alfine, passato il primo impatto, mostrano il loro effetto positivo. Su questa strada è faticosamente incamminata, ad es., Padova.
Certo il prevalere delle corsie riservate (Firenze, Bergamo) massimizza la resa dell'investimento in termini di velocità e quindi di capacità di attrazione, ma dove questo obiettivo non sia pienamente conseguibile (Napoli, Milano) non conviene rinunciare.
Se si sono fatti bene i conti, collocare una linea tranviaria è tutto meno che un atto di stupidità, invece può essere, anche nel peggiore dei casi, un atto lungimirante che può guidare nel tempo le scelte future della città, aiutandola ad esempio ad uscire dalle secche di una temporanea mala amministrazione.
Le filovie, che io intenderei come "linee per il centro" per eccellenza, a costo di risuscitare improbabili fantasmi autarchici, non hanno specifici vantaggi per flussi di passeggeri rispetto all'autobus, ma sono quanto di più ecologico si possa collocare in un centro città, anche e soprattutto sotto il profilo dell'inquinamento acustico, che è importantissimo, e poi, consistendo in una grossa infrastruttura che richiede investimenti, un'amministrazione accorta le sfrutta per regolarizzare i flussi di traffico, con corsie e ambiti riservati, istituendo e ampliando, ad es. isole pedonali e posteggi marginali, anche al fine di velocizzarne il flusso. Per questo anch'esse sono da istituire, conservare, potenziare, valorizzare quanto si può.
E poi i bifilari per me non devono costituire un problema, le nostre città e i nostri concittadini v'erano abituati, e i fili convivevano serenamente con monumenti, chiese, torri, palazzi, statue e fontane e quant'altro, di cui sottolineavano gentilmente le linee architettoniche.
Nessun provvedimento del genere è mai negativo, salvo che, per insipienza, per politica o per moda, non si vada in cerca di strani e non affidabili surrogati. Quelli sì che possono riservare sorprese amare (basta il fallimento di un'azienda monopolista di un sistema "patented"....)
[Modificato da iltriestino 09/03/2009 20:59]