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Tram di celluloide (ovvero, tutte le volte del Tram al cinema, in Italia)

Ultimo Aggiornamento: 06/08/2023 16:51
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03/02/2009 01:04
 
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maestro tranviere
Ancora su Sanguepazzo ...

"... un coacervo di contraddizioni che la strepitosa interpretazione di Zingaretti esalta in modo convincente ...(Alberto Crespi, 'L'Unità', 20 maggio 2008)"

"... Mentre Monica Bellucci va benissimo, il bravo Luca Zingaretti è fuori parte, inadeguato all'istrionismo come al fascino luciferino o perverso di Valenti ... (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 20 maggio 2008)"

"... film diseguale, con momenti strepitosi, invenzioni poetiche folgoranti (quel portarsi dietro le pesanti pizze, anche nelle situazioni più pericolose...) sbagliato nel cast (e non nella bravura dei due protagonisti, Zingaretti e Bellucci, che sarebbero stati fantastici Gino Cervi e Assia Noris, star introverse, non radianti e di velocità sadica come i nostri) anche se, senza di loro, niente film. (Roberto Silvestri, 'Il Manifesto', 20 maggio 2008)"

"... Monica per la centesima volta nella sua ventennale carriera, subisce e soffre. (Giorgio Carbone, 'Libero', 20 maggio 2008)"

"'Sanguepazzo' poggia molto sulle spalle di Luca Zingaretti - ormai uno dei tre quattro grandi attori italiani - un Osvaldo Valenti misurato e convincente sia nell'esorbitante arroganza sia nella ridotta umanità. Più mitigato l'arricchimento dato da Monica Bellucci, forse troppo statutariamente bella per disegnare le pieghe di un essere solo apparentemente debole e sottomesso. ... (Andrea Martini, 'Quotidiano Nazionale', 20 maggio 2008)"

"'Sanguepazzo' si prefigge di sciogliere - sia pure con cautela cerchiobottista - i nodi più oscuri della vicenda che chiamano in causa l'adesione popolare al fascismo, la sciagurata epopea della Repubblica di Salò, i caratteri della guerriglia partigiana e delle due anime in conflitto all'interno di essa. La ricostruzione a bagnomaria tra storia e invenzione è, però, assai di maniera, la catena degli episodi enfatica e didascalica e l'inevitabile tocco «poetico» d'autore alquanto invadente: handicap ancora trascurabili rispetto a quello della mancata qualità evocativa dei protagonisti. Tra i quali si salva solo Luca Zingaretti, che è un Valenti credibile nella sua miscela di deboscia, cialtroneria e donchisciottismo, mentre Monica Bellucci annaspa nel ruolo di una Ferida trasformata in santino e Alessio Boni non va al di là di una corrucciata fotogenia. Giordana vorrebbe farci capire come i patetici amanti, fucilati a Milano da partigiani dopo lo scempio di piazzale Loreto, fossero stati in realtà 'uccisi' dalla stessa Italietta piccolo borghese che ne aveva subito il fascino più scandalistico che divistico; ma il lodevole intento è frustrato da espressioni, dialoghi e situazioni decisamente finti. (Valerio Caprara, 'Il Mattino', 20 maggio 2008)"

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