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Tram in Est-Europa

Ultimo Aggiornamento: 21/12/2021 08:08
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27/08/2004 04:12
 
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maestro tranviere
Re: Megalomania e scempi urbanistici

Scritto da: Paoloilfiorentino 27/08/2004 2.22
(...) ciò che rende particolaremente grave i casi di Roma e Bucarest, a mio giudizio, è la megalomania insita nella concezione politica dei due regimi ivi al potere, tale che quando si è deciso di intervenire nel cuore delle due città lo si è fatto davvero in maniera totalitaria, e cioè sulla semplice base dei voleri dei due duci, assurdamente considerati come interpreti assoluti della Storia.(...)

Giustissimo. La dittatura è la dittatura, con tutto quel che ne consegue. Solo che negli anni '20-30 i regimi autoritari in Europa erano la regola (anche le democrazie dell'epoca in buona parte lo erano, Francia compresa, non foss'altro che per la provenienza sociale delle classi politiche) e le possibilità dell'opinione pubblica di condizionare le scelte architettonico-urbanistiche delle elite al potere erano estremamente limitate dovunque. Nel dopoguerra questa triste condizione era propria, invece, solo all'Europa dell'Est (e della Spagna franchista), e non era più considerata una cosa sostanzialmente "normale", o ai limiti della normalità.

(...) Che vi fosse una fiorente produzione artistica ed architettonica anche durante il ventennio, è indubbio, ma non mi sentirei di giurare sulla capacità degli architetti del tempo di contrastare le direttive del regime. (...)

E' vero, la produzione artistico-architettonica negli anni del regime non può essere minimamente considerata marginale, anzi. Credo che il Futurismo sia stato l'ultimo movimento culturale di portata veramente internazionale che l'Italia abbia saputo esprimere. Il dibattito era abbastanza vivace anche all'interno del regime (che, fino alle leggi razziali del '38, godette comunque di un enorme seguito popolare) che non si configurava così monolitico come poi si è voluto credere. Ciò detto, comunque, se alla fine Lui decideva qualcosa, c'era ben poco da discutere e argomentare.

Personalmente ritengo una grave perdita per Parigi la distruzione delle Halles, ma, detto in parole povere, a Parigi si poteva discutere, a Roma e a Bucarest no, e la differenza mi sembra sostanziale.

Ancora una volta ineccepibile. Solo che gli interventi a Parigi (dove il dibattito fu feroce, ma alla fine vinsero comunque i "modernisti") e Bucarest erano sostanzialmente coevi, mentre l'apertura di Via della Conciliazione a Roma era avvenuta oltre 40 anni prima.

Accipicchia, come siamo allontanati dalla discussione sui tram autarchici di Bucarest! Sospendo, quindi, le dissertazioni sulle logiche del potere e sui regimi autoritari e attendo nuove in merito alla problematica sollevaata da Paolo su Vilnius (Tram sì o tram no?).

(PS Mi sento un po' a disagio nell'intervenire in questa sezione, a causa di qualche senso di colpa. Pur essendo stato a Mosca, San Pietroburgo e financo a Kemerovo, in Siberia, trovandomi all'epoca, ahimé, verosimilmente in una fase di agnosticismo tranviario, non ho fotografato neppure una vettura locale).

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