Tram nell'Eoropa dell'Est - Albania
Caro Al Paçio,
non intendevo mettere in disscussione il criterio in base al quale hai denominato la cartella, che è lo stesso che avrei seguito anch'io. Ho segnalato la specificità del caso jugoslavo (ed è indubbio che la Jugoslavia, nei confini antecedenti al 1991, nonostante il mosaico di razze che la popolavano, era un paese eminentemente slavo) solo per i particolari rapporti economico-politici con l'Occidente e per le conseguenze che ciò ha avuto nel campo dei trasporti. D'altro canto ora anche a Belgrado i Tatra dominano la scena tranviaria, dopo le massiccie immissioni in servizio degli anni '80, così come ben presenti sono anche a Budapest, dove hanno affiancato in numero di 150 i Ganz di produzione locale. Al contrario la Romania (secondo Ceausescu "paese fiero delle proprie civilissimi origini dacie e baluardo della latinità nel mare dei popoli slavi"), pur facendo nominalmente parte parte del Comecon, ha sempre rifiutato ostinatamente le direttive moscovite, ragione per cui i numerosi sistemi tranviari in essa in funzione per lungo tempo sono stati esercitati, mi sembra senza alcuna eccezione, con materiale rotabile di produzione locale, affiancato dopo il 1989 da numerosi veicoli importati dalla Repubblica Federale Tedesca.
Breve digressione storica: nazionalismo esasperato, continui richiami alla romanità, sventramento della capitale per far posto ad imponenti edifici celebranti la gloria del capo dello stato con conseguente esclusione del tram dal centro della città, costituzione di una milizia di sicurezza a difesa del regime, paternalismo e pretese di politica sociale: tutto questo sembra rimandare, più che a Lenin, ad un altro personaggio storico a noi ben noto...
Quanto all'Albania, confermo che in questo paese non vi sono mai stati sistemi tranviari; l'estensione della rete ferroviaria raggiunge i 720 km.
Appena possibile invierò aggiunte e commenti alla tua lista.
In ogni caso, ottimo lavoro il tuo.
Un saluto a tutti da
Paolo