Giusto, siamo rimasti nel campo delle fantasie, certo: ma non trascurare il clima fortemente autarchico degli anni trenta inoltrati, con le conseguenti scelte anche nel campo delle estetiche e del design, non esclusi i veicoli.
Il trasporto collettivo, specie se di qualità, specie se opera del regime, faceva anche immagine, come del resto accade anche oggi. Non lo si concepiva ancora come elemento di arredo urbano, ma come infrastrutturazione che ammodernava l'Italia e doveva quindi essere portatrice di un'immagine. funzionale a una celebrazione nazionale. I post futuristi, oramai irregimentati, ci misero la loro, e non a caso ho citato le littorine, le ET200 e famiglia, gli autobus Lancia, i filobus dal muso a freccia, e quant'altro.
Per questo riterrei che in quel clima, per una realizzazione chiave come le metro, non si sarebbe scelto più lo stile sobrio e funzionale degli esempi esteri, e nemmeno locali come le vetture delle tramvie del Vicentino (mai abbastanza lodate e rimpiante) riportati da Cori, ma tipici - riterrei - di un periodo immediatamente precedente, ma si sarebbe andati con decisione verso un design nazional-autarch-futurista. Il mio assunto è puramente fantasioso, beninteso, e si potrebbe scriverne una (noiosissima) archi-fiction (da proporre a Rai3). Ma l'esempio successivo delle MR100 secondo me dimostra qualcosa. Penso che nell'ipotesi migliore le vetture sarebbero state disegnate da Gio Ponti.
[Modificato da iltriestino 05/01/2009 10:52]