Auto d'epoca

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Francesco E.
00martedì 13 febbraio 2007 15:53
Camper
La base sembra essere quella della mitica Ford "T" (l'auto, per intenderci, di "Stanlio & Ollio"... prodotta in 17 MILIONI di esemplari!)
Francesco E.
00giovedì 15 febbraio 2007 00:25
CLAMOROSO: PORSCHE ACQUISTA VOLKSWAGEN!!!!
La notizia è storica: l'auto di lusso che acquista quella del popolo; una vecchia legge che impediva la "privatizzazione" totale del marchio (ricordo, per chi non lo sapesse, che Porsche detiene il 27% del capitale della casa di Wolfbourg) è stata dichiarata illegittima dalla UE (perché lesiva della concorrenza!), dando, difatto, il via libera alla vendita di tutto il pacchetto azionario; sembra essere quasi una vendetta della storia: fu proprio Ferdinand Porsche, negli anni 30, su richiesta di Adolf Hitler, a progettare il "Maggiolino" (il più grande successo automobilistico della storia: oltre 22 milioni gli esemplari costruiti!)... l'"auto del popolo" che doveva costare non più di 900 Marchi dell'epoca! Il progetto vide la sua completa realizzazione nel dopoguerra: dopo i primi quattro prototipi l'idea originale fu accantonata per gli eventi bellici e la Volkswagen, appena nata, sfornò numerosi veicoli militari nati proprio dal riadattamento del progetto "maggiolino" (famosi sono i veicoli anfibi e la "camionetta" Kubelwagen da cui poi, negli anni '60, si derivò la famosa Wolkswagen "Pescaccia"). La storia non finisce quì: ngli anni '50 Porsche fondò l'omonima casa automobilistica ed il suo primo modello, la famosa "356", fu realizzato a partire proprio dal Maggiolino: telaio, motore e sospensioni furono opportunamente modificati... ma le misure di passo e carraggiata erano identiche!
Oggi il cerchio si chiude... praticamente (per fare un paragone) è come se la Ferrari avesse acquisito la Fiat!
XJ6
00venerdì 23 febbraio 2007 14:05
Vespa 400
Durante l'estate 2006, un noto autofilotrambussofilo partenopeo ha ripreso questa immagine in Belgio, ed ha deciso di farcene omaggio, assieme al commento sotto riportato:

Non so quanti conoscano questa singolare utilitaria chiamata VESPA 400 e prodotta in Francia nello stabilimento ACMA in circa 28000 esemplari.

Fu presentata ufficialmente il 1957 e la successiva produzione durò fino al 1960. L'ACMA già produceva su licenza il più noto scooter della casa di Pontremoli. Il motore a due tempi di 393 cc. era posteriore ma consentiva di raggiungere la ragguardevole velocità di 90 km/h. La somiglianza con la successiva Bianchina è veramente stupefacente.

Mi rimane oscuro e mi potrebbe intrigare sapere come mai questa simpatica ed economica vetturetta concepita in Italia al 100%, non fu mai venduta nella patria di origine.





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(ginetto)
00lunedì 2 giugno 2008 18:27
E sei subito alfista...
...era lo slogan con cui fu lanciata l' Arna, una delle auto
piu' bistrattate e derise (assieme ai loro proprietari) che si ricordino. A me invece piaceva.
Ma visti i disastrosi risultati di gradimento che seguirono mi
sembrerebbe opportuno adottare il motto di cui sopra anche per la prossima creazione dell' Alfa (ma sarebbe meglio dire Fiat) :la Mi.To.
Mi rendo conto che sono discorsi un po' oziosi -specie per chi
coi tempi che corrono non puo' permettersi nemmeno il modellino dell' Arna- ma permettetemi di esprimere il mio piu' impietoso pollice verso [SM=x346221] nei confronti di questa pretenziosa e anacronistica
(si prevedono motori fino a 200 cv) cacchiatina, insulsa fin nel nome
[SM=x346245] (ma chiamarla Alfetta o Giulia era troppo originale ?) e per giunta
nemmeno prodotta nello storico stabilimento Alfasud di Pomigliano.
Una volta con una cifra ragionevole tornavi a casa con una bella 33
mentre per questo bacarozzo pare si partira' da 18000 euri.
Per chi vorra' spenderli...
Francesco E.
00lunedì 2 giugno 2008 20:05
Arna...
Era in realtà l'acronimo di Alfa Romeo Nissan Automobili... un tentativo, a metà anni '80, di creazione di una delle prime "joint venture" internazionali fra case automobilistiche (una migliore sorte ebbe quella fra Pinifarina e Cadillac che portò alla produzione della "Allanté", costruita in Italia e venduta in America...);
L'accordo prevedeva la produzione, per iniziare, di un solo modello la cui parte "nobile" era di produzione Alfa Romeo; tuttavia, per ragione di mercato(in un segmento dove la Golf spopolava drenando, fra l'altro, clientela dall' Alfasud che ormai, praticamente, immutata aveva più di 11 anni), si puntò non su una nuova vettura ma su un modello della gamma medio-bassa di Nissan che poteva essere commercializzato in Europa in tempi rapidi... la scelta cadde sulla "Cherry"; Si rivelò uno dei più colossali "flop" dell'industria Italiana... l'auto non piaceva, a dispetto dello slogan, agli alfisti puri per via dell'aspetto troppo orientale (bisogna ragionare con i gusti dell'epoca... oggi ci si accontenta.... ecco perché spopolano le varie "Matiz", "Wagon R" ecc...) che faceva a pugni con l'immagine sportiva della casa! In più, l'auto risultava già datata con ancora quelle linee squadrate anni'70 tanto da essere soprannominata "tetrapack"; ci fu anche un enorme ritardo nella commercializzazione poiché i tecnici si accorsero che per accogliere i gruppi meccanici dell' Alfasud (motore, trasmissione e avantreno) la scocca doveva subire modifiche più pesanti di quelle preventivate! Il retrotreno rimase quello originale Nissan senza il meccanismo del freno a mano che, come forse pochi sapranno, nell' Alfasud era all'avantreno (meccanismo identico a quello dell' Alfetta... difetti compresi... risolti solo sulla 2^ serie della 75!); l'Arna, in se, non era una cattiva macchina... le prestazioni erano brillanti e senz'altro migliori del modello Giapponese da cui derivava (per avere le prestazioni uguali alla 1300 Alfa la sua omologa orientale doveva montare un motore 1500...), e sovrapponibili all' Alfasud soprattutto nella versione "TI" col mitico motore boxer da 86Hp (velocità oltre 170 orari... non male per un'auto poco più che utilitaria...); il bello che tecnologicamente si poneva, ai vertici del suo segmento: telaio a struttura differenziata e trattamento delle lamiere tale da superare definitivamente il problema della ruggine che afflisse, soprattutto all'inizio, la produzione Alfasud (un mio ex collega, prima di essere tale, era un quadro intermedio a Pomigliano... mi confidò che su alcune vetture parcheggiate presso il piazzale in attesa di essere smistate presso i concessionari erano già presenti vistose infioriture di ruggine poiché, a causa della fretta con cui fu avviata la pruduzione le scocche passavano dall'asseblaggio alla verniciatura senza passare per il bagno di cataforesi!).
Tornando all'Arna, visto l'insuccesso della vettura, la prima decisione di Fiat, quando nell'87 acquisì dall' IRI la casa del Portello, fu l'interruzione della produzione Arna; da quel momento a rappresentare la gamma bassa dell'Alfa Romeo rimase al "33" in produzione dal 1983.
filobustiere
00lunedì 2 giugno 2008 21:01
Eccola!
Secondo me pure lo slogan era una k........


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filobustiere
00lunedì 2 giugno 2008 21:21
L'originale
La mamma giapponese (Nissan Cherry)


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(ginetto)
00lunedì 2 giugno 2008 21:23
Arna "Ti" VS "Mi.To."
Dove "Ti" stava per "Turismo internazionale" caso mai l' incauto
proprietario avesse avuto voglia di raccogliere ortaggi fuori
dai confini nazionali.
Eppure ha un sapore...di un' epoca felice e ormai lontana, cosa
che lo scorfano di prossima introduzione nemmeno si sogna.
Lo so, sono il solito nostalgico. [SM=x346219]
BiagPal
00lunedì 2 giugno 2008 22:49
Come fai a dire che sarà un flop se ancora non è stata messa sul mercato?! Onestamente questi sono i tuoi giudizi personali, ma non quelli generali.
La Mi.To. ha già ricevuto un buon consenso, soprattutto tra i giovani (cosa importantissima, visto che è destinata soprattutto a loro), non appena sono uscite le prime foto.
XJ6
00lunedì 2 giugno 2008 22:54
In realtà l'AlfaRomeo, per propria colpa, si fece trattare assai male dai giapponesi ...

... erano gli ultimi tempi della disastrosa gestione delle partecipazioni statali e l'Alfa era già quasi completamente cotta per essere svenduta alla Fiat. Il management della casa di Arese aveva bisogno, stando a quanto ho sentito dire, di fare un accordo a qualsiasi costo con un produttore internazionale, per questioni di prestigio e sopravvivenza, più per motivi politici che economici.

Data la mancanza di reale capacità negoziale da parte di chi si trovò a trattare per l'Alfa con i potenziali partner, gli agguerritissimi rappresentanti della Nissan non faticarono molto ad accorgersi della debolezza (e dell'incapacità) dei propri interlocutori italiani.

In un'epoca, quindi, in cui l'arrivo di auto giapponesi in Italia era drasticamente contingentata (questa è un'altra storia, magari ne riparleremo), i giappnesi si trovarono con l'inaspettato regalo di riuscire ad ammollarci un modello già vecchio e sostanzialmente alla fine del suo ciclo di vita.

L'ARNA, tra l'altro, non fu mai commercializzata in Giappone col marchio AlfaRomeo. Per fortuna, dovrei dire, visto che tale brand, indipendentemente dalla banalizzazione che ne ha fatto per anni la Fiat, ha mantenuto e tuttora ancora mantiene un notevole appeal per i giapponesi.
Francesco E.
00lunedì 2 giugno 2008 23:33
Io mi tengo stretta la mia Alfetta 2000... che ripropongo quì dalla prima pagina

pabbamo
00martedì 3 giugno 2008 00:23
Sinceramente...
...in illo tempore l'Arna mi piaceva, anche se poi non ho mai capito perché furono proposte solo due versioni: la versione base a tre porte con il motore 1.2 e l'altra più lussuosa a 5 porte con il 1.3.
Per quel che concerne il ritardo nella progettazione, non dimentichiamo che l'Alfa Romeo non era nuova in questo genere di "imprese": basti citare l'ammiraglia Alfa 6 che, quando uscì, era praticamente una Alfetta in scala maggiorata, anche se tecnologicamente era una raffinatezza.
Piuttosto, ancora non riesco ad accettare l'attuale tendenza di Alfa Romeo, ed anche della Lancia, di impostare la linea delle loro vetture in stile "retrò": ho fatto molta fatica ad abituarmi alle attuali linee Alfa, mentre invece non mi piace per nulla, ad esempio, la "Thesis"...
Francesco E.
00martedì 3 giugno 2008 01:12
Sbagli... era più raffinata l'Alfetta, da cui derivava l'Alfa 6, poiché la disposizione degli organi meccanici era tradizionale (frizione e cambio all'uscita del motore)... in luogo della trasmissione Transaxle (frizione e cambio in blocco al retrotreno e freni all'uscita del differenziale per equilibrare pesi e masse), essa conservava della progenitrice solo il ponte posteriore De Dion e naturalmente il pianale; ovvio che l'Alfa 6 montava anche i motori 6 cilindri a V di 2000 e 2500 cc; in seguito adottò anche un 5 cilindri TD della VM.
La trasmissione Transaxle era prerogativa di sole altre due auto al mondo (all'epoca dell'Alfetta): la Porsche 944 e l'Aston Martin;
in Italia la prima ad adottare un simile schema fu la Lancia Aprilia... transaxle erano anche le Daf (le Variomatic... con cambio Van Dorne.... un dispositivo del tutto analogo ai variatori di trasmissione dei moderni scooter!) e la Ferrari 365 Daytona (anni '60); attualmente un simile schema è adottato dalla versione sportiva della Maserati Quattroporte.
Dell'Arna c'era anche la "TI" con carrozzeria 3 porte e vistoso spoiler sul lunotto (tipo Fiat 127 Sport).
1928
00martedì 3 giugno 2008 09:38
ARNA
Da collezionista Alfa Romeo, non considero assolutamente l'Arna!!
Quanto ai nuovi modelli, sabato scorso sono stato invitato ad una presentazione riservata, in anteprima, della nuova Mito, presso il centro Stile Alfa Romeo ad Arese. Devo dire che e' stupenda!!
Molto interessante anche la nuova Delta, il cui prototipo (ormai definitivo)era presente ad Arese.
TOMMAGRE
00martedì 3 giugno 2008 18:50
PIANALE ALFA 6
Caro Francesco, sei sicuro che l'alfa 6 avesse pianale derivato dall'Alfetta?
La cosa mi interessa molto
Mi ricordo che quattroruote al'epoca la chiamava "Alfettona" e che la sua comparsa si fece attendere come l'araba fenice con la conseguenza di fare invecchiare la linea (ma non le prestazioni) ed io all'epoca ero tra quelli che l'attendevano

Saluti a tutti e grazie

(ginetto)
00venerdì 6 giugno 2008 22:20
La sfera di cristallo
Mah, guarda Biagio pur non disponendo dell' apparecchio in oggetto
avevo formulato a suo tempo analoga previsione per le strombazzatissime Lancia Thesis (in pratica l' han comprata solo i ministeri) e Alfa Brera (una 147 finita sotto il rullo compressore).
E in effetti non e' che se ne vedano parecchie in giro... [SM=x346219]
P.S.
L' Alfa 6 usci' con parecchio ritardo per non farne coincidere il
lancio con la prima grande crisi petrolifera.
Era apprezzata (proprio per il fatto di somigliare molto all' Alfetta)
da chi in periodo di contestazioni e brigatismo arrembante non voleva
farsi notare troppo senza rinunciare a una bella ammiraglia.
[SM=x346219]
filobustiere
00venerdì 6 giugno 2008 22:43
Era questa?


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Augusto1
00venerdì 6 giugno 2008 22:53
Alfa 6
Oltre alla foto di Filobustiere, ecco altre immagini:





BiagPal
00venerdì 6 giugno 2008 22:54
(ginetto), 06/06/2008 22.20:

...Alfa Brera (una 147 finita sotto il rullo compressore).
E in effetti non e' che se ne vedano parecchie in giro...


Ma guarda, di Alfa Brera non se ne vedono molte in giro non perchè sia brutta (io la trovo stupenda, commento comune a molte persone), ma perché ha un costo altino. A questo aggiungici che a parità di prezzo gli italiani preferiscano le tedesche (Audi, BMW e Mercedes.
Lo stesso discorso vale in parte anche per la Lancia Thesis.
(ginetto)
00venerdì 6 giugno 2008 22:56
Si'
Sul montante tra lunotto e finestrino posteriore si nota il vistoso
fregio di plastica che simboleggia la "B" di Bertone (che aveva partecipato al restyling).
Dall' altro lato ovviamente appare come una "D".
(ginetto)
00venerdì 6 giugno 2008 22:58
Prima serie
Augusto ha invece inserito immagini della prima serie, senza il fregio
di cui sopra e con i fari doppi davanti (la seconda li aveva interi).
Azz...un forum di alfisti !
Francesco E.
00venerdì 6 giugno 2008 23:08
X TOMMAGRE
Certo che derivava dall'Alfetta! E come no.... quell'auto doveva uscire nel 1973, un anno dopo l'Alfetta... ma poi non se ne fece più nulla a causa dello shock petrolifero! Del resto anche la precedente Alfa 1750/2000 era su pianale e telaio della Giulia...
Dell'Alfetta, l'Alfa 6 conserva le misure del passo... infatti lo sbalzo posteriore è enorme considerando che l'abitacolo è quello dell' Alfetta (basta guardare le fiancate.... monta gli stessi sportelli ed anche la distanza del bordo di quello posteriore dal passaruota posteriore è la stessa dell'Alfetta...); stesso schema di sospensioni (anteriori: bracci trasversali, barre di torsione e barra antirollio... posteriore: ponte DE Dion, molle a flessibilità variabile e parallelogramma di watt), freni a 4 dischi con quelli posteriori all'uscita del differenziale (per ridurre le masse non sospese)... unica differenza la rinuncia alla trasmissione Transaxle
Dalla seconda serie aveva in comune anche alcuni particolari della carrozzeria, tra i quali i più evidenti erano i fari trapezoidali...
(peraltro il meccanismo dei freni posteriori era anche lo stesso dell' Alfasud... che però lo montava all'avantreno... infatti quest'ultima era l'unica auto al mondo ad avere i dischi dei freni all'uscita del differenziale! Una bella rogna per chi voleva sostituirsi in proprio le "pasticche"...).
Francesco E.
00venerdì 6 giugno 2008 23:15
x ginetto..
Il vizio della "B" sul montante posteriore era tipico della Bertone negli anni '70.... infatti quel fregio compare pure sulle mostrine delle prese di ventilazione della mia Fiat X1/9!
(ginetto)
00venerdì 6 giugno 2008 23:20
Dischi freno "inboard"
Era una disposizione che avrebbe dovuto favorire il comportamento
della vettura riducendo le masse non sospese.
Adottata fino alla 75 compresa.
Francesco E.
00sabato 7 giugno 2008 11:28
Guarda caso ancora una volta fu anticipatrice, in Italia, di questa soluzione la Lancia con l' Aurelia...
(ginetto)
00sabato 7 giugno 2008 23:31
Ahaaaaa Francesco...
...ma che lo hai fatto apposta a citare la Lancia ?
E qui dovrei sproloquiare [SM=x346252] con toni censurabili [SM=x346223] sulla Delta di prossima introduzione !
Vabbuo' mi astengo senno' passo per un troll.
Pero' devi ancora dirci il fatto "dell' impiccato"... [SM=x346235]
filobustiere
00domenica 8 giugno 2008 10:56
Era proprio bella l'Aurelia!


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Francesco E.
00domenica 8 giugno 2008 13:23
Quella in foto è la capostipite... la B10 motore 6V di 60°, 1800cc 56Hp; questa è la versione più prodotta (oltre 5000 unità) fra il '50 ed il '53; bisogna onorare la Lancia... nel 1950 riuscì a mettere su strada una vettura le cui principali soluzioni tecniche sarebbero divenute comuni sono 20 anni dopo: sospensioni indipendenti, trasmissione transaxle, motore con testata e monoblocco in alluminio, valvole in testa, tendicatena della distribuzione a comando idraulico... mancavano solo i freni a disco (che arriveranno solo sulla bellissima Flaminia)... ma i grossi tamburi, ventilati, erano dotati di tre ceppi e di un dispositivo brevettato Lancia che consentiva un minore sforzo al pedale (una sorta di servofreno) e, se non sbaglio, l'impianto era già a doppio circuito!
Cmq, visto che proprio ieri se n'è andato il grande Maestro Dino Risi, vorrei citare la famosissima Aurelia B24 Convertibile protagonista del Film "Il Sorpasso" (1962 -Gassman, Trentignant-): questa vettura ancor oggi esistente (mi pare che sia di un collezionista romano), da non confondersi con la Spyder da cui deriva(la convertibile si riconosce subito per il paraurti anteriore a lama unica e la capote in tela), è stata prodotta in poco più di 500 esemplari tra il '56 ed il '58... prodotta sul telaio accorciato della berlina B20 e disegnata da Pininfarina (probabilmente considerata il suo capolavoro insieme alla Giulietta spyder... alla quale somiglia molto!) aveva il motore di 2500cc con 110 Hp ed una velocità di 185 Km/h; oggi sono i modelli Lancia (del dopoguerra) più costosi in assoluto sul mercato dell'auto d'epoca... siamo ben oltre i 100 mila Euro... per non parlare di quella del film!
(ginetto)
00mercoledì 11 giugno 2008 23:09
"Quelle" del film
Perche' ne furono usate due, una per gli interni e una per gli esterni
piu' un'altra macchina (credo una Fiat ma non ricordo il modello) per la scena dell' incidente.
Francesco E.
00domenica 15 giugno 2008 23:28
Perché quella degli interni era fissata, senza ruote, su un catafalco che doveva simulare sobbalzi e scossoni della strada (secondo altre versioni, per me più logiche, dal momento che un film non viene girato "linearmente", quindi senza necessità di montare e smontare un auto dai supporti, accreditano la tesi che Vittorio Gassman avesse pesantemente ammaccato l'auto durante una delle riprese e, per mancanza di tempo necessario alla riparazione, si ricorse ad una seconda auto...) ! La pellicola in bianco e nero non faceva distinguere i colori diversi delle due vetture: quella in studio era verde acqua (anche questa tutt'ora circolante, di proprietà di un collezionista) e l'altra color azzurro!
L'auto finita nel burrone era una Siata 1400 cabriolet... o una Fiat 1100 speciale...
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