FILOBUS DI SALERNO

In un articolo di Roberto Bevere uscito su Filotram di maggio 2003, si dice che la filovia di Salerno sostituì completamente i tram nel corso del 1952, anno in cui la rete salernitana raggiunse la massima espansione (80 chilometri, pensate che oggi la rete più vasta è quella napoletana con 60 chilometri, davanti a quella di Milano con 40, che però ha più mezzi), arrivando a Siano via Pompei, a Mercato Sanseverino e a Battipaglia.

I mezzi originari erano Fiat 635F/532 e F/567, trasformati successivamente in filocarri di servizio e utilizzati fino al 1967.

Successivamente si acquistarono diversi tre assi Alfa 140 da Trieste e due assi Fiat 2405 Aerfer da Catania e Fiat 411 CaNSA da Verona. Alla fine degli anni ’70 erano ancora in esercizio le linee 3 rossa (urbana), la 4 per Pompei, 6 rossa urbana, la 8 per Battipaglia e la 10 per Mercato Sanseverino.

10 Lancia CGE del parco furono mandati alla ricostruzione e si ordinarono 15 veicoli alla ora fallita SOCIMI per sostituire i tre assi. Il terremoto dell’80, con danni alla linea aerea o ai palazzi che imposero deviazioni delle linee, oltre ai nuovi filobus che furono invisi al personale per il blocco porte, oltre al fatto che erano tecnologicamente inadatti per circolare su una rete di vecchia concezione, segnarono l’inizio della fine per la rete filoviaria salernitana, e solo le vetture 6012, 6014 e 6015 circolarono sull’unica linea, peraltro occasionale rimasta Pagani-Salerno (teatro Verdi).

I comuni attraversati dai filobus istituirono numerosi sensi unici e non concessero la costruzione di nuovi impianti confermando (questo lo dico io) l’oscurantismo e l’ottusità tipica di certi personaggi e di talune istituzioni. Pensate che non fu concesso neanche di trasferire il bifilare su di una nuova corsia preferenziale istituita a Salerno sulla direttrice corso Garibaldi-via Roma. Sono questi i momenti in cui, pur fra mille contraddizioni, inefficienze e ladrocinii vari (leggi la questione delle idroguide per gli Alfa 911, già radiati, degli anni ’80) sono orgoglioso del fatto che a Napoli dal 1940 il filobus non ha mai smesso di girare.

Nella foto di Mario Kaiblinger l’Alfa 140 immatricolato 280 proveniente da Trieste è in servizio per una corsa riservata alla fine degli anni ’70.