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Il ritorno della Festa di Piedigrotta

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2008 23:10
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09/09/2007 22:04
 
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maestro tranviere
Centomila al Plebiscito sulle note di «'O sole mio»
Il napoletano e Bryan Ferry cantano a due voci in onore di Pavarotti Scatta l’ovazione per il maestro Malato, Mario Biondi dà forfai

FEDERICO VACALEBRE «Ato ca manduline, ato ca concertine, ato ca Piedigrotta, cu ’e tracche e cu ’e botte»: la Piedigrotta ritrovata non è roba da nostalgia canaglia e nemmeno da festa, farina e forca. La madonna del neofolk Teresa De Sio è preceduta sul palco di piazza del Plebiscito da Peppino Di Capri, l’uomo che arriva dopo Carosone e prima di Daniele nell’albero genealogico della canzone napoletana che si rinnova. Brilla, allora, sul palco, e tra i centomila della piazza, la «Luna caprese», si spande attorno una «Voce ’e notte» così inconfondibile che anche le due giovani turiste russe al bar Gambrinus smettono per un attimo di fare gli occhi languidi ai due scugnizzi che le hanno rimorchiate. E, certo, è tempo d’«Alleria», cos’altro si vuole da una festa popolare, se non l’atmosfera da sogno di una notte di fine estate? Ma i disoccupati in piazza nel pomeriggio ricordano, se mai qualcuno lo avesse dimenticato, che Piedigrotta non lava le ferite di Napoli, e come mai potrebbero riuscirci melodie e carri e fuochi d’artificio? Ma le ferite aperte non si chiudono rinunciando a far festa e allora Teresa De Sio, che pure racconta che «a Napoli ci sta il Far West» con la voce del cardillo addolorato Raiz, ci regala tammuriate e tarantelle, che «so’ fresche e so’ belle». L’oleografia della festa che fu non c’è più, qualcuno la rimpiange, ma nemmeno tanto, si fa notare di più l’assenza di Mario Biondi, che ha cancellato tutti gli appuntamenti di questi giorni (compreso quello di domani al Nabilah) per un’improvvisa e forte febbre. L’ex Almamegretta, in compenso, anticipa dal suo atteso secondo cd solista un pezzo scritto proprio dalla De Sio, «’O paraviso ’nterra», e la città porosa - né paradiso né inferno, ma neanche purgatorio - si gode il ritorno a casa di Giovanni Calone, l’uomo che si fece chiamare Gianni Rock in onore di Elvis, e ora che è diventato Massimo Ranieri, e si fa accompagnare da una band e una compagia di danza tutta al femminile, rende omaggio a Presley e Pavarotti duettando con Bryan Ferry, il dandy del rock. Il canto libero e verace di Ranieri e quello di velluto ambiguo della voce dei Roxy Music ricompongono sulle note di «’O sole mio» un puzzle la cui ultima tessera arriva dall’emozionante coro di «Luciano, Luciano», che accoglie la voce e il tributo a Pavarottissimo annunciato dai brillanti conduttori, Serena Rossi e Patrizio Rispo. Poi è bello tenere insieme Viviani e Lennon, «La rumba degli scugnizzi» e «Jealous guy». La kermesse verace e internazionale, popolare e nobilissima, scopre le chitarre rock che innervano «It’s now or never» e «Surrender», che in principio era «Torna a Surriento» e Ferry rilegge aggiungengo vigore metropolitano alla versione estenuata del re del r’n’r. Tenera è la notte che vede i sax di Marco Zurzolo e Annibale Guarino, ma anche il washboard (che poi sarebbe una percussione ricavata da un asse per lavare i panni suonata con ditali metallici) di Tony Cercola al servizio di mister Ferry, che con «Slave to love» spinge al ballo. Balla la piazza con la De Sio, ballano i «Guagliune» del terzo millennio a cui Di Capri augura buona vita sul suo ultimo album. Balla il Bloco Ile Aye abituato al carnevale brasiliano e spedito dal ministro-cantautore Gilberto Gil a scoprire com’è fatto il carnevale newpolitano che si chiama Piedigrotta. I tamburi carioca fanno a gara con quelli dello sciamano Tony Esposito, che è biondo, ma «Sarracino». Se volessimo buttarla in ideologia potremmo dire che Piedigrotta 2007 è la festa no global di una Napoli che - senza chiudersi al mondo - resiste almeno ai festivalbar, le isole dei famosi, la colonizzazione culturale che non è proprio l’ultimo dei mali. Ma in tempi di antipolitica è meglio godersi la festa, altrimenti si rischiano i fischi che hanno accolto il saluto di Ranieri al presidente Bassolino, in qualche modo bilanciati poi dagli applausi tributati a fine nottata per gli assessori Di Lello, Martano e Valente e per Scalabrini dell’Ept, responsabili del ritorno della festa.

Articolo de "Il Mattino" del 08/09/07



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