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Il ritorno della Festa di Piedigrotta

Ultimo Aggiornamento: 05/09/2008 23:10
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06/09/2007 23:53
 
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maestro tranviere
Sfilate, luci e melodie immortali: la storia finisce in copertina
Editoria e pittura, a Palazzo Reale le opere dei grandi illustratori
Le chicche: una caricatura dei giornalisti e il falso Salvator Rosa


PAOLA DE CIUCEIS Alla Piedigrotta non si resiste. Neanche durante l’epidemia di colera (1867 e 1884), l'eruzione del Vesuvio (1906), il regime fascista. Lo sa bene il popolo che per secoli l’ha aspettata con i suoi carri addobbati e i caroselli canori; lo sapevano bene artisti e scrittori, poeti, compositori e stampatori che tra Otto e Novecento si sono lasciati conquistare dal magnetismo della festa. A loro soprattutto, oltre che alla città sin dai tempi dei Borbone, è dedicata la mostra «Luci di Piedigrotta - editoria e pittori» che si inaugura oggi (ore 18.30), con un intervento di Achille Bonito Oliva, nella sala Dorica di Palazzo Reale (sino al 23 settembre, ore 9-19, chiuso mercoledì). In esposizione 200 opere tra quadri luminosi, riproduzioni pittoriche, documenti cartacei e sonori. A cura di Franco Mancini e Giovanni Girosi, la mostra (ospitata dalla Soprintendenza di Enrico Guglielmo, organizzata dall'Azienda di soggiorno cura e turismo guidata da Luigi Necco e dall'assessorato regionale al turismo affidato a Marco Di Lello) riunisce materiali provenienti dalla sezione Lucchesi Palli della Biblioteca Nazionale, dall'Emeroteca Tucci, dall'Archivio Parisio. I gruppi di lavoro coordinati da Mauro Giancaspro, Salvatore Maffei e Paola Visone hanno passato in rassegna quotidiani e riviste per una ricostruzione storica della festa, dalle origini al 1940, attraverso il lavoro di editori e giornalisti che assieme a illustratori e disegnatori con articoli e copertine documentavano tra cronaca e folclore il profilo di questo imperdibile appuntamento con la vita popolare. Pubblicazioni coloratissime che duravano lo spazio di un mattino consacrando canzoni immortali e piccoli capolavori artistici. Proprio come illustrano originali e elaborazioni digitali di fotografie (con il profilo della chiesa di Piedigrotta esaltato dalle luminarie o con i fuochi pirotecnici che squarciano il buio) così come le copertine d'impronta impressionista, art decò o futurista delle edizioni firmate Pierro, Bideri, Morano che erano soliti impegnare i nomi più accreditati del momento: Scoppetta, Dal Bono, Migliaro, Matania. Tra le chicche, il numero del «Don Chisciotte» (1887) con una rara caricatura di gruppo che prende di mira la nutrita rappresentanza di giornalisti coinvolti dalla Piedigrotta; e il falso fabbricato da Salvatore Di Giacomo che attribuì a Salvator Rosa una canzoncina popolare, ma rifinita da lui stesso, «Michelemmà». Ancora, vedute e stralci della stampa umoristico-satirica dell'epoca.

Articolo de "Il Mattino" del 06/09/07

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