I pendolari della Faentina e il loro calvario
Piove dentro i vagoni. La refrigerazione, invece, è una lotteria. Folla, caldo: via all’aria condizionata. Ma solo in discesa perchè in salita il trenino arranca
«Sul quel treno c’era talmente tanta gente che in molti sono rimasti a piedi». A raccontarlo è Cristina, di San Piero a Sieve, che lunedì scorso è stata tra le poche a riuscire a salire sulla corsa delle 9.37: «Lungo il tragitto per Firenze ben due persone hanno accusato malori per il caldo e la mancanza d’aria — dice — tanto che ad un certo punto è stata accesa l’aria condizionata». Sembra quasi una beffa, l’aria condizionata il 7 dicembre, visto che d’estate i pendolari del Mugello ne devono fare quasi sempre a meno. Carlotta Tai, presidente del consiglio comunale di Vicchio, spiega il perché: «La scorsa estate chiesi al controllore come mai avesse staccato l’aria condizionata, una volta tanto che ce l’avevano data. Mi rispose che il treno si sarebbe surriscaldato e non sarebbe riuscito ad andare avanti».
CALVARIO QUOTIDIANO - I vecchi treni 668 ALN (in cui N sta per la nafta), quando salgono le dolci colline verso il Mugello arrancano come ciclisti sulle cime dolomitiche, mentre quando scendono verso Firenze sembrano avere un po’ più di respiro. Su queste linee, i più moderni Minuetto, infatti, fanno solo poche corse al giorno. Non di rado in questi viaggi si patisce il caldo, e non solo a causa della folla: «Il riscaldamento è sempre un incognita — dice Lorenzo, avvocato sanpierino — una volta non fa, l’altra fa troppo; non c’è modo di regolarlo ». E quando invece capita che non funzioni, in pieno inverno, si crepa di freddo: «In pratica restiamo sotto lo zero» spiega ancora Carlotta Tai. Ne raccontano di grottesche, i pendolari. Capita persino che ogni tanto piova negli scompartimenti, tanto che alcuni passeggeri sono stati costretti ad aprire gli ombrelli durante il viaggio. Per non parlare di quando la corsa delle 18.40 da S. Maria Novella si presenta con una sola carrozza: «Una volta c’era persino la gente seduta lassù sui portapacchi» dice Giuseppina, operaia di Borgo. Ma i treni del Mugello sono anche campioni in fatto di ritardi.
LA PRECISIONE DEL NON ESSER MAI PUNTUALI - Le corse che la mattina scendono a Firenze sono di una precisione svizzera nel non essere mai puntuali. «Quello che alle 7.23 parte da Borgo è il treno della discordia — dice Paolo Omoboni, consigliere comunale borghigiano — ha totalizzato una tale quantità di ritardi da battere ogni record». Gli fa eco Massimo Rossi, giornalista del settimanale Il Galletto: «In realtà fino a San Marco Vecchio è quasi sempre puntuale. Il problema sono le precedenze per entrare in stazione, dove un treno come il nostro è sempre l’ultimo a passare». Sul treno delle 7.23 molti pendolari sono costretti a restare in piedi. Domenica, impiegata di Vaglia, si è ormai arresa «a stare in piedi quattro mattine su cinque». Qualcuno invece si arrangia come può, come Antonio Margheri, ex sindaco di Borgo, seduto su quella che un tempo era la postazione del conduttore. Margheri fu tra gli amministratori che nel ’99 ottennero la riapertura della ferrovia Faentina, dopo 54 anni di attesa, come contropartita ai lavori per l’Alta Velocità. La linea, a corsia unica, avrebbe dovuto avere la rete elettrica, ma alla fine dei lavori si scoprì che le gallerie non erano abbastanza alte per la posa della catenaria. Di problemi i pendolari ne raccontano molti altri: dalla sporcizia delle carrozze, alle coincidenze che non ci sono; fino alle carrozze impraticabili per i disabili. L’unica nota positiva, dicono, è l’introduzione del Memorario, che dal 2007 ha razionalizzato gli orari.
Giulio Gori
13 dicembre 2009
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