PRANZO A NAPOLI - 25.09.2004

Mi fa piacere avere conosciuto un osservatore così attento come Nicola. Nella sua breve presenza a Napoli ha colto l'essenza della napoletanità fatta di disponibilità ma anche di tante contraddizioni. Non dimentico che questa è una città che soffre, che è una città da sempre vessata, da chi prende le decisioni ma anche da se stessa, che è un agglomerato eterogeneo di culture, di socialità e mentalità diverse, vera porta sul Mediterraneo ed il mondo intero, dove se prendi la metropolitana (è capitato a me giovedì) ti capita di accorgerti che in uno scompartimento ci sono solo tre italiani e gli altri non sono turisti, ma hanno tutti colori e suoni diversi tra loro. E' questa la forza ed il limite di questa città, un arcobaleno di esistenze che, andando indietro nella storia, hanno influenzato il nostro DNA in bene e in male, rendendoci migliori e peggiori nello stesso tempo. L'amore verso i tram è come la nostra storia, condizionata dalle circostanze. Sta nel verniciare a mano la 1010 (ricordi, Roberto, la faccia che facesti?) facendola sembrare la carrozza di una principessa, sta nel ricostruire la 1029 con una cura tale che dovrà sembrare al mondo intero che non debba poi fermarsi mai più, e sta nell'operaio dell'ANM al quale, una volta che gli ho sussurrato all'orecchio i chilometri che Antonio aveva fatto per essere lì in quel momento, mi ha risposto a bassa voce "chiamatelo", perchè aveva messo mano alla chiave per fargli un omaggio sicuramente gradito. I depositi di San Giovanni e Fuorigrotta sono i cuori pulsanti del trasporto napoletano, ultimi avamposti di un modo di concepire il tram in maniera "umana", come diceva Nicola, e a noi napoletani piace immaginare che siano il cuore dei tram di tutto il mondo, in un contesto di globalizzazione che presumibilmente non ci farà più tornare indietro, ma che sta consentendo a Nicola e a noi tutti di conoscerci e di realizzare il nostro sogno di bambini, un sogno che continuerà per sempre.