Caro Augusto, mi consentirai di fare un po’ l’avvocato del diavolo…
Anche qui, come quasi dappertutto, la cittadinanza è (in forma astratta) ben felice di rivedere i tram di qua e di là; sicuramente, a domanda “Vorreste una moderna metrotranvia che vi colleghi comodamente e velocemente al centro?” tutti in coro risponderebbero: SIIIIIIIIIIIII’.
Però, e lo si è visto concretamente in molte città, quando a questa domanda segue la presentazione di un progettino in cui, ahimè, si scopre che dieci posti auto vengono sacrificati, tutti si allarmano e cambiano idea. Arriva il capo-bottegaio a commuoversi per il traffico, arriva un qualsiasi laureato in una qualsiasi ingegneria che forte di tale qualifica protesta sul giornale, arriva la puntuale richiesta di navette alternative gestite con minibus elettrici, spunta la richiesta di interramento, e fregnacce simili. Ma tutti a parole non vedevano l’ora…
Quanto alle maestranze aziendali, anche qui da noi si ricostruì, e con che risultati!, una 3000 bruciata che divenne la bellissima 3501.
Quando però le maestranze prendono certe libertà come nel caso napoletano, vuol dire che o l’azienda tollera, anche benevolmente (il caso del deposito-museo, che mi piacerebbe molto visitare) o che non controlla, perché la ricostruzione secondo schemi inusuali di una vettura può avvenire soltanto se nessuno se ne accorge o se chi dovrebbe accorgersene ha cose più importanti cui pensare (detto, questo, senza ironia).
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Questo in via generale: certamente però ci sono città in cui al tram si è più affezionati che in altre; o ci sono aziende in cui, per vari motivi, si preferisce chiudere un occhio sulla standardizzazione delle procedure per appoggiare, invece, le buone idee anche se concepite fuori dagli schemi. Menomale che il mondo è vario…
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[Modificato da Settantaquarantuno 26/09/2005 12.01]