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AUTOBUS DI BARI

Ultimo Aggiornamento: 22/09/2017 18:11
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12/10/2015 13:42
 
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apprendista tranviere
Amtab, ma che pasticcio «Ricambi venduti sulla carta»
BARI - «Citybus» vende pezzi di ricambio a «Oma Service». Che a sua volta si occupa della manutenzione dei pullman dell’Amtab. Sin qui nulla di strano. Se non fosse per due ragioni. La prima: i figli di due dirigenti dell’Amtab sono stati assunti da «Citybus». Si tratta solo di una coincidenza oppure c’è stato un vero accordo per un appalto in cambio del posto di lavoro? Ruota intorno a questa domanda la nuova inchiesta della procura di Bari sull’azienda che gestisce in città il trasporto pubblico. Almeno sei gli indagati per i reati ipotizzati a vario titolo di truffa ai danni dello Stato, abuso d’ufficio, corruzione e concussione.

Nei giorni scorsi i finanzieri del nucleo di polizia tributaria del comando provinciale di Bari, coordinati dal pm Francesco Bretone, hanno eseguito numerose perquisizioni anche per rispondere ad un altra domanda. A quanto pare, e siamo alla seconda «stranezza», confrontando fatture, bolle di accompagnamento, magazzino, i conti non tornerebbero sulla quantità effettiva di pezzi di ricambio di venduti. Al vaglio degli inquirenti ci sarebbero anche possibili collegamenti tra Citybus che, stando ai primi accertamenti, sarebbe poco più di una «scatola vuota», come la definisce un investigatore, e «Oma Service».

E non è la prima volta che quest’ultima società finisce nell’inchiesta sull’Amtab. L’ex presidente Tobia Binetti e Pietro Di Paola, amministratore di Oma Service sono indagati per peculato. Secondo la Procura il primo avrebbe dato formalmente il via libera al pagamento delle somme relative ad alcune fatture, per un valore complessivo di quasi 300mila euro, «nonostante - aveva scritto il pm nell’avviso a comparire per Binetti - l’iter amministrativo non fosse stato completamente espletato». Cioè fatture emesse dall’Oma e pagate dalla Amtab nonostante l’ordine di lavorazione non fosse mai stato autorizzato o firmato dopo il pagamento. Trenta le fatture ritenute sospette. Dalle carte emergerebbe la presenza nei bilanci di documenti contabili con date antecedenti rispetto alle spese e ai lavori pagati. Il sospetto degli inquirenti è che alcune delle fatture possano essere state emesse soltanto per giustificare il ricorso ad alcune transazioni.

Stando all’ipotesi accusatoria, Binetti, in concorso con l’imprenditore Di Paola, avrebbe inserito quei documenti contabili nella transazione con l’azienda da circa 1 milione di euro fatta nel 2013 in seguito ad un’ingiunzione di pagamento per un importo di gran lunga inferiore, intorno ai 600mila euro.

Ma adesso gli accertamenti delle Fiamme gialle puntano anche a ricostruire tutta la «filiera» dei pezzi di ricambio. Dall’acquisto al loro utilizzo per la manutenzione.

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Branca Branca Branca - Leone Leone Leone - - forse non ci sono ancora buoni motivi per privatizzare !!!
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