Cinema dell'AlTramMondo - Il tram nel cinema internazionale

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XJ6
00giovedì 23 aprile 2009 23:00
E; vero, ho visto il film un paio di settimane fa ...

... e volevo parlarne. Poi mi è passato di mente.

E' una "28" di San Francisco, dove il film è ambientato in parte. Anche gli interni sono stati riprodotti con molta cura.

Interessante la livrea "canarina", tra l'altro. A San Francisco, sulla linea "F" circolano 11 vetture "28", mi pare di ricordare, in tre gruppi con differenti livree (canarina, biverde e arancione), rese bidirezionali e col doppio trolley (le porte, però, dovrebbero essere solo su un lato)
filobustiere
00venerdì 25 giugno 2010 21:01
Il Dottor Zivago
Eccomi qua per raccontarvi del mio incontro.
Qualche anno fa, si parlò del tram che conclude il film "Il Dottor Zivago". Si parlò di una vettura spagnola, madrilena per l'esattezza, restaurata ad hoc, per fungere da sfondo alla morte del protagonista che invano cerca di richiamare l'attenzione della sua Lara.
Ci fu un interessante intervento di Roberto che addirittura prospettò la sua ri-messa sui binari. Questo l'antefatto. Sono passati anni: ma il tram che fine ha fatto? L'ho trovato.
Madrid possiede un complesso e funzionale sistena di metropolitane. Di recente si è dotata di tre linee di Metro Ligero. La numero 1 del Metro Ligero, fa da bretella tra la 10 e la 1/4. L'incontro avviene nella stazione di Pinar de Chamartin che appare come struttura ampia e complessa. Proprio lì, in questo ampio salone, è stata posta la vettura 477 che ci ricorda il film il Dottor Zivago. Penso proprio che non tornerà più a viaggiare ma sarà monumento al tram nella sua impeccabile e ben tenuta livrea. Come tutto quanto del resto!


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XJ6
00venerdì 25 giugno 2010 21:06
Ottimo a!ggiornamento

Grazie, Genna' [SM=x346220]
vomerocentrale48
00venerdì 25 giugno 2010 21:30
Ottimo davvero e qui quando avranno di mettere un tram storico cos' in mostra, complimenti per le foto mi manca il tram del sabato.
BiagPal
00venerdì 25 giugno 2010 22:29
[SM=g1885122] Io più che in mostra preferirei vederlo circolare.
Gennaro grazie per la splendida testimonianza! [SM=x346220]
XJ6
00lunedì 28 giugno 2010 19:45
vomerocentrale48, 6/25/2010 9:30 PM:

mi manca il tram del sabato

A tutti, credo. Genna', torna!
XJ6
00venerdì 27 maggio 2011 22:26
Una Canaglia da Abbattere (Title Shot - Canada) - 1979, Les Rose

Si tratta di un poliziesco del 1979, ambientato a Toronto, con Tony Curtis. Trama e altro su www.cinematografo.it .

Nelle scene iniziali si vede un giovane rapinatore che prende in ostaggio una passeggera su una PCC, ed alcune sequenze sono girate sia all'interno che all'esterno del tram.

Il rapinatore fa una brutta fine, ucciso dal poliziotto Rufus Taylor (Robert Delbert), lo stesso che, caduto in disgrazia a causa di questo episodio, si riscatta successivamente riuscendo ad incastrare alla fine del film il boss mafioso Frank Renzetti (Tony Curtis).

Non esattamente una pietra miliare della cinematografia mondiale, ma sufficientemente godibile per i tempi. E poi, scusate se è poco, ci offre la possibilità di vedere una PCC canadese (in tutto simile a quelle statunitensi) in movimento.
filobustiere
00sabato 22 ottobre 2011 18:21
Borsalino
BORSALINO
Il film è del 1970 e fu proprio in quell’anno che lo vidi per la prima volta a Losanna. Più che la visione di un film, la partecipazione a quello spettacolo fu un’esperienza che un cinefilo come me, non avrebbe di certo dimenticato. Infatti dopo 40 anni me ne ricordo ancora. Conobbi infatti per la prima volta la parola “séance” che oltre a significare spettacolo, indicava l’orario nel quale ci si sarebbe potuti accomodare in sala e non più tardi. Poi il piacere di sprofondare in quelle poltrone vellutate, avrebbero fatto apparire bello anche il più brutto dei film. Per finire la sala completamente affrancata dal fumo che già all’epoca vi era proibito. In quell’occasione dovetti confrontare quel sistema con quello napoletano (o italiano), dove si entrava nella fumosa sala a proprio piacimento, accomodandosi in sedie che (tranne rare eccezioni) erano di duro legno. Solo all’inizio del nuovo millennio, le sale multiplex avrebbero rivoluzionato anche in Italia il sistema di partecipazione allo spettacolo cinematografico ad orario fisso, offrendo poltrone che ricordavano quelle svizzere ed in ambiente privo di fumo per la sopraggiunta legge che lo vietava.
Con tutti questi presupposti, il film non poteva non entusiasmarmi malgrado la mia ridotta per l’epoca, conoscenza del francese, che mi fece perdere parte dei dialoghi donandomi tuttavia il piacere di sentire le voci originali dei miei beniamini. Infatti gran parte della riuscita del film, è dovuta alla presenza di Jean Paul Belmondo ed Alain Delon che all’epoca avevano rispettivamente 27 e 25 anni, quindi nel pieno della loro simpatia e del loro appeal.
Circa il film in senso stretto, esso è tratto da un romanzo di successo “Banditi a Marsiglia” ed è ambientato negli anni ’30. Il casuale incontro dei due personaggi per un problema di una donna contesa, trasforma due modesti ladruncoli, nei re della Marsiglia di quel periodo. Il ritmo scanzonato della narrazione con la complicità dei due interpreti, cambia gli efferati crimini dei due personaggi, fatti di racket, ricatto, boicottaggio, intimidazioni, violenza fisiche; quasi in una missione per il miglioramento della vita sociale ed economica marsigliese. La scalata al primato, buttando giù dal monte virtuale tutti i potenti che si potessero mettere sul solo cammino, si conclude con l’assassinio di uno dei due (Belmondo) che viene ben accettato dagli spettatori. Infatti ben si assorbe la parabola, neanche troppo originale, “chi di coltello colpisce ecc. ecc.”
In tutto ciò la Polizia sta a guardare o quasi, ventilando l’immorale adagio peraltro mai sconfessato: “Finché si sparano tra di loro ….”.
Alcune annotazioni che giustificano l’interessamento del sito a questo film. La maniacale ricerca della ricostruzione perfetta della Marsiglia anni ’30, operata dal registra “Jacques Deray”, un buon mestierante specializzatosi in film polizieschi, ci porta alla scoperta della presenza di ben due tram in alcuni frames della pellicola. Tralasciamo l’annotazione impertinente che un ricco gangster (Delon) difficilmente si sarebbe spostato con un tram affollato, per goderci due scene nelle quali compaiono ben due tram con rimorchio. Un po’ di cine-esperienza mi ha fatto escludere che possa essersi trattato di simulacri. Mi è venuto in aiuto il provvidenziale Wikipedia che con un articolo in francese mi conferma che all’epoca (intendo il 1969 e non di certo il 1930) sopravviveva a Marsiglia la mitica linea 68 i cui binari funsero da contesto per girare le scene. Circa le vetture con rimorchio in servizio nel film sulla linea 41, peraltro di matricola consecutiva, è facilmente immaginabile che dovevano essere veicoli salvati dalla incombente fiamma ossidrica.
Rivedendo il film oggi con la presenza di tutti quei criminali che, chissà perché, avevano tutti nomi italiani francesizzati con un ridicolo accento tonico, si capisce che il mondo del crimine odierno ha davvero assunto a livello globale connotati bellici e che il buon Capella (Belmondo) e Sifreddi (Delon) vi appaiono come poco più che ladri di galline anche se armati di mitra.




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Il nostro scende dal 41 affollato per andare dalla mamma



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Il 41 si allontana e chissà che quel fregio sotto la matricola non indichi prima classe



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Efficiente servizio nella Marsiglia degli anni '30: uno va ed uno viene ma sempre con rimorchio. A proposito; le matricole consecutive; vuoi vedere che il rimorchio era motorizzato?
XJ6
00lunedì 24 ottobre 2011 01:01
[SM=g1885122]

[SM=x346220]

Ottimo reperto, Gennaro. Bell'intervento e belle immagini [SM=x346236]
BLINKY73
00venerdì 24 ottobre 2014 21:06
Tram protagonista anche nei documentari
Già proposto da Rosmau nel 2007 e ricco di scene tranviarie, il documentario di Dziga Vertov del 1929 è stato scelto dal British Film Institute come miglior documentario di tutti i tempi.

www.ilpost.it/2014/08/05/dieci-migliori-documentari/

youtu.be/OA-1nMm-WZ4
filobustiere
00mercoledì 29 maggio 2019 10:11
L'illusione viaggia in tranvai (1953)
Non pochi anni or sono (circa 15), il nostro forumer XJ6 rinvenne un film messicano del grande registra Louis Bunuel dal titolo “L’illusione viaggia in tramvia”. Ne stese un’ampia recensione che trovate sulla pagina 1 di questo thread.
Costretto a casa da un malanno di fine stagione, ho scoperto che questo film è stato postato per intero su you tube circa 4 anni fa. Lo trovate al seguente indirizzo:
www.youtube.com/watch?v=aeUUNZcrg4A&t=31s
Ve ne raccomando la visione ravvisandovi, dopo averlo visto, tanti motivi d’interesse. Considerato da subito dal suo scopritore, un antesignano dell’italico “Hanno rubato un tram” di un anno dopo, va probabilmente schedato come un road movie. Questa sua peculiarità ci consente di osservare la realtà di Città del Messico quasi 70 anni or sono quando, come affermò XJ6, le strade non erano ancora ostaggio del traffico se non in maniera accettabile e umana. Il parco auto, non ancora colonizzato dalla Volksvagen con il best seller “Maggiolino messicano”, era appannaggio di auto made in USA dal tipico stile anni ’50 a coda filante (fast back). Frequenti e per niente criptici, i messaggi del regista lungo lo svolgimento della trama dai contorni abbastanza naifs. Si parla dell’indecente svalutazione che incombe; della conseguente crisi economica che fa rarefare finanche il pane (con scene estemporanee che ricordano location di manzoniana memoria); un’umanità dolente che si muove da un angolo all’altro della città ora per trasferire derrate, ora per mistici pellegrinaggi. Per non omettere il tram trasformato in un set eterogeneo e precursore dello stile felliniano. Mi fermo qui, per parlare dell’argomento a noi caro: il trasporto. Si riconoscono in varie scene: un deposito, tre serie di tram (Peter Witt di I e II fattura, un lotto PCC), il servizio di riscossione biglietto come lo aveva concepito il Witt (anche se riprodotto nel simulacro ad utilizzo di set ma aderente alla realtà).
Il regista Bunuel in seguito impegnato in progetti ben più ambiziosi, non volle mai accettare la definizione del film come “neorealismo in salsa messicana”. Però ritengo che gl’ingredienti ci siano tutti per accoglierlo in tale genere.
Vi invito a vederlo, consigliandovi di visionare la prima pagina del presente thread per documentarvi preventivamente nel post di XJ6 che grazie a Dio, sta ancora lì dopo 15 anni con i suoi frames. Informazioni e foto che non ho ritenuto di ripetere con il presente messaggio.

XJ6
00mercoledì 29 maggio 2019 12:47
[SM=g1885122]

[SM=x346219]
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