23/03/2008 20:33 |
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| maestro tranviere | |
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In realtà il reostato non serve a regolare la velocità, ma a limitare la corrente di avviamento. Infatti un motore fermo collegato direttamente alla linea equivarrebbe ad un corto circuito secco.
Bisogna sapere che il motore elettrico è in realtà un adattamento della famosa dinamo di Pacinotti. Quando è “costretto” a funzionare da motore esso non dimentica le sue radici, ed appena inizia a girare genera una corrente che, guarda caso, è diretta in senso contrario alla corrente assorbita dalla linea.
A questo punto è ovvio che la corrente in gioco è uguale alla differenza delle due correnti, e più il motore accelera più la corrente cala, più il reostato diventa inutile e quindi viene progressivamente escluso.
Sui vecchi tram ci pensa il conducente con il famoso “macinino”, mentre sui veicoli più moderni, compresi i filobus, c’è un avviatore automatico che “legge” la corrente assorbita ed esclude progressivamente il reostato.
Questo vale per tutti i veicoli elettrici, dai potenti locomotori 656 ai piccoli tram a due assi.
Dagli anni 80-90 però il reostato è stato sostituito da circuiti elettronici (chopper, inverter) che sono in grado non solo di regolare la corrente di avviamento, ma anche la velocità di marcia.
Quindi quell’accelerare e frenare continuo dovrebbe essere sparito e la marcia dovrebbe essere diventata più dolce.
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