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Tram nel mondo

Ultimo Aggiornamento: 04/02/2022 15:20
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25/08/2004 02:21
 
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maestro tranviere
CCCP
Un paio di immagini sovietiche di ambientazione tranviaria.

La prima, più antica, risale al 1926. Si tratta di un poster - realizzato dall'artista Bulanov - che recita "Fate pubblicità sui tram. I vostri annunci saranno visti da milioni di persone ogni giorno".



Lo slogan potrebbe suonare strano per un paese nel quale, dopo la presa del potere dei bolscevichi nel 1917, l'iniziativa privata era stata drasticamente avversata. Non va dimenticato, tuttavia, che Il X Congresso del partito bolscevico, segnando la fine del "comunismo di guerra" aveva portato al varo della cosiddetta "Nuova Politica Economica", la NEP. Vi furono quindi delle limitate ma significative aperture alla ripresa del commercio privato. Poterono così sorgere piccole e medie aziende private autorizzate pure ad occupare una modesta manodopera libera. Inoltre agli specialisti borghesi furono riconosciuti nuovi ed importanti diritti. Essi avrebbero ricevuto maggiori stipendi ed una più ampia libertà nei loro compiti. Così ingegneri, professori o economisti (solo per fare qualche esempio) cresciuti nell'era zarista furono maggiormente e con profitto utilizzati secondo le loro competenze. Inoltre molti di loro poterono viaggiare all'estero, e tenersi informati sugli sviluppi scientifici e culturali dell'Occidente. E con l'Occidente avrebbe avuto inizio anche un'importantissima collaborazione economica e commerciale.

La svolta politica segnata dalla NEP, peraltro, più che da vera convinzione era stata dettata da necessità. Come infatti il partito bolscevico era stato portato al potere nel 1917 da un movimento di protesta del tutto spontaneo, del quale ben seppe interpretare le esigenze primarie (pace e terra), nei primi anni 20 i bolscevichi rischiavano di essere loro stessi travolti dalle masse che li avevano aiutati nel prendere il potere, esasperate dal comunismo di guerra. Nel 1921, Lenin si era pertanto reso conto che, continuando con la politica del comunismo di guerra, rischiava di essere vittima della rabbia popolare esattamente come era successo ai governi provvisori, nati dopo la cosiddetta "Rivoluzione borghese del Febbraio 1917".

La NEP, tuttavia, secondo le stesse affermazioni di Lenin si configurava unicamente come una "ritirata" momentanea dalla via maestra, che restava sempre il socialismo.

Le precarie condizioni di salute di Lenin resero più problematico il dibattito politico in seno al partito che, anche sulla NEP, non fu in grado di esprimere una posizione unitaria. Già nel 1922 in Lenin vi erano stati i primi problemi di salute. Nel corso del 1923, fu poi colpito da un primo attacco cerebrale che ne minò le funzioni vitali rendendolo in breve inabile alla vita politica, proprio nel momento in cui il dibattito all'interno del partito si faceva serrato. Negli ultimi mesi del 1923 Lenin subì altri due attacchi cerebrali; le sue condizioni fisiche peggiorarono rapidamente, finché dovette assentarsi definitivamente dalla scena politica. Il 24 gennaio 1924 Lenin moriva, all'età di 54 anni, senza che le questioni che l'avvio della NEP aveva posto fossero state risolte.

Ed intanto si cominciavano ad affilare le armi per la successione.

Trockij riteneva che la NEP andasse abolita, perché dava troppo spazio agli elementi capitalistici. Bucharin riteneva invece che fosse necessario fare professione di realismo ed insistere con la NEP, perché la via del compromesso era quella che avrebbe salvato la Russia. E poi c'era un altro personaggio, fino a quel momento un po' nell'ombra e di certo non conosciuto come altri bolscevichi, Josif Stalin.

Stalin era contrario a continuare col compromesso della NEP. La grandezza territoriale della Russia e le sue risorse rendevano assolutamente possibile percorrere la via socialista senza dover dipendere dai paesi esteri o dagli elementi capitalistici. Egli prometteva di far grande la Russia, di erigerla a superpotenza, di farle superare l'arretratezza senza alcun compromesso "borghese". Volendo insistere con la NEP, infatti, era come se si affermasse che il socialismo, per raggiungere il quale si era combattuto, in pratica non si sarebbe realizzato.

Il brutale consolidamento del potere del dittatore georgiano negli anni successivi avrebbe travolto anche la NEP.

* * *


La seconda immagine è più recente, credo risalga ai primi anni '60, e fa parte di una serie di manifesti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro.



Il cartellino rosso tondo recita "tikhii khod", cioè "andatura ridotta" (e si riferisce al tram). Il messaggio è rivolto a chi deve lavorare nei pressi dei binari esortandolo in questo senso: "recinta il posto di lavoro in prossimità del tram".

E' una scena di vita "normale" in un paese che di "normalità" ne ha sempre avuta ben poca e che, uscito dalla tragica esperienza staliniana, viveva con fiducia e speranza una più aperta, ma breve, stagione kruscheviana, fatta di crescita, maggiore benessere, e coesistenza "pacifica". Si era ignari del fatto che in tempi non molto lunghi si sarebbe ripiombati in una cupa stagnazione che lentamente, ma inesorabilmente, avrebbe incancrenito il sistema, erodendolo dall'interno.

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