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I Patriarchi in Tram

Nella zona dello Stagno dei Patriarchi (Patriarshij Prudi / Патриаршие пруды), tranquillo quartiere residenziale nel cuore di Mosca, ha luogo un profetico incidente di tram che dà inizio la novella di Mikhail Bulgakov, “Il Maestro e Margherita” (Мастер и Маргарита).

Le persecuzioni politiche subite dal Maestro da parte delle autorità sovietiche per la sua attività drammaturgica, l'amore per Margherita Nikolaevna, l'intervento di Satana (nei panni del misterioso Woland) e del gatto/demone Behemot, s'intrecciano nell'atea Unione Sovietica con il processo evangelico di Ponzio Pilato, oggetto di un contestato lavoro teatrale del protagonista.

Per quanto nessuna linea tranviaria abbia mai servito lo Stagno dei Patriarchi, negli anni '30, periodo nel quale si colloca la storia, pare che per un breve periodo vi sia stato attestato un binario di servizio per il ricovero notturno delle vetture.




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Berlioz non stette ad ascoltare quel vagabondo e buffone che si diceva maestro di cappella, si avvicinò di corsa verso il tornello di uscita e vi appoggiò la mano. Dopo averlo girato, si accingeva già a mettere i piedi sulle rotaie quando gli esplose in viso una luce rossa e bianca: nella cassetta di vetro si era accesa la scritta «Attenti al tram!»

E subito spuntò il tram annunciato, voltando sulla nuova linea che portava dall'Ermolaevskij alla Bronnaja. Dopo che ebbe voltato e imboccato il rettilineo, all'improvviso si illuminò all'interno di luce elettrica, ronzò e accelerò.

Il prudente Berlioz, benché fosse al sicuro, decise di tornare dietro il cancello, spostò la mano sul tornello e arretrò di un passo. In quell'istante la sua mano scivolò e perse l'appoggio, il piede, come se si fosse trovato sul ghiaccio, sdrucciolò inarrestabile sul selciato che scendeva declive verso le rotaie, l'altro piede volò in aria, e Berlioz fu sbalzato sulle rotaie.

Tentando di aggrapparsi a qualcosa, Berlioz cadde riverso, urtando leggermente la nuca sul selciato, e fece in tempo a vedere in alto, se a destra o a sinistra questo ormai non lo capí, la luna dorata. Riuscí a girarsi sul fianco, stringendo con un movimento impetuoso le gambe alla pancia, e, voltatosi, vide slanciarglisi addosso con una forza irrefrenabile il volto, completamente bianco di terrore, della conducente e il suo fazzoletto scarlatto. Berlioz non emise un grido, ma intorno a lui tutta la via strillò in un coro di disperate voci femminili.

La conducente diede uno strappo al freno elettrico, la vettura s'impuntò, poi sobbalzò all'istante, e con uno schianto e un tintinnio i vetri volarono via dai finestrini.

Allora nel cervello di Berlioz qualcuno gridò disperatamente:
«Possibile?...» Ancora una volta - l'ultima - balenò la luna, ma ormai rovinando in pezzi, poi fu buio.

Il tram coperse Berlioz, e, sotto il cancelletto del viale Patriaršij, sul pendio lastricato fu gettato un oggetto tondo e scuro, che rotolò giú dalla china, saltellando sul selciato.

Era la testa mozzata di Berlioz