00 09/02/2007 20:21
Principe-Granarolo
Per quanto riguarda questa bella tranvia a dentiera, che risale al 1901, non si capisce bene cosa dovrà succedere. Alla fine del 2005, "Il Secolo XIX" aveva pubblicato una notizia secondo la quale sarebbero stati disponibili gli stanziamenti per i lavori di consolidamento della parte alta della linea, interrotta da anni. Ciò avrebbe comportato un fermo totale della linea di circa un anno, le date ipotizzate allora parlavano del 2006. In realtà, siamo ormai nel 2007, ma le splendide vetturette rosse degli anni Venti continuano a lavorare a mezzo servizio tra Principe e via Bari, e a percorrere il tratto chiuso al pubblico soltanto con la prima corsa del mattino e l'ultima della sera (ma fuori servizio), visto che deposito e officina si trovano a Granarolo.
Nessuna novità, dunque, almeno al momento.
Le due vetture degli anni Venti non dovrebbero comunque essere sotituite, i lavori dovrebbero interessare la linea, si parla di sostutuzione integrale di tutta la cremagliera.
Ma nella città della Lanterna, dove tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento si realizzarono con tempi contenuti un'imponente rete tranviaria, funicolari, ascensori, cremagliere, dove tra il 1905 e il 1908 si costruì un tunnel tranviario di 1761 mt., dove negli anni Venti e Trenta furono progettate e costruite vetture tranviarie efficienti, moderne e all'avanguardia, dove nel secondo dopoguerra nel giro di poco tempo e con le poche risorse a disposizione, si tornò ben presto alla normalità .... ebbene, in questa città ormai tutto ha tempi biblici. 23 anni per 5 km di metropolitana, filobus tenuti in rimessa per anni e anni perchè la mano destra non sapeva quello che faceva la sinistra (via Balbi a senso unico dopo aver installato il doppio bifilare!!!), progetti di nuovi ascensori e funicolari fermi da decenni, nessuna scelta (giusta o sbagliata che sia) per dare un trasporto pubblico degno di questo nome alla Val Bisagno (unica direttrice senza ferrovia)... potrei continuare, ma mi fermo qui, e scusate lo sfogo.
Ciao, Renzo