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La vicenda delle tranvie intercomunali torinesi evidenzia la miopia della classe politica torinese degli anni 50 (vedi il sindaco Amedeo Peyron e la sua giunta e il consiglio che per dieci anni lo sostenne).
All'inizio degli anni 50, tali tranvie mostravano tutti i loro limiti come velocità, capacità di trasporto persone, interferenze con gli altri mezzi stradali. Problemi analoghi in altri paesi (Francia, Spagna, ecc.) vennero risolti trasformando le ormai obsolete tranvie stradali in vere e proprie ferrovie secondarie, o metropolitane suburbane, pressochè interamente in sede propria o interrate. Da noi, e in particolare a Torino, la soluzione bruta fu la soppressione "sic et simpliciter" delle tranvie e la loro sostituzione con servizi automobilistici. E' vero che all'inizio il servizio migliorò, per la maggior velocità dei bus, su strade ancora pressochè sgombre; ma da fine anni 50-inizio anni 60 in poi, con il boom della motorizzazione privata, traffico, caos e ingorghi aumentarono esponenzialmente. Risultato: in altre città, specie estere, il pendolarismo è abbastanza agevole con metro e trenini, mentre da noi è un vero inferno! A qualcuno, però, evidentemente quest'inferno fa comodo!