00 10/02/2004 15:34
Due o tre pensieri
Ciao Davide, scusa se infrango le regole della “netiquette” e mi rivolgo direttamente a te, invece di postare genericamente sul forum con le mie opinioni. Sono totalmente ed incondizionatamente d’accordo su quanto hai (amaramente) scritto, io lavoro con i politici e li conosco, molto, troppo bene: frequentarli significa far vacillare anche il più radicato idealismo, credimi. Come hai scritto giustamente (e come ho più volte affermato su questo e su un altro forum “ferrotranviario” che frequento) si parla di potenziamento di tranvie e ferrovie solo in campagna elettorale, più che altro per conquistare i voti di quelle persone (ormai poche, temo) sensibili ai problemi dell’inquinamento e per mettersi a posto la coscienza.
Mi capita spesso di sentire, viaggiando sul “mio” tram 13, ragazzotti che rispondono al cellulare dicendo: “Ciao Ma’, sono sull’autobus, sto arrivando a casa”, io mi incazzo e penso che manco sanno, probabilmente, che stanno viaggiando su una 2800 che ha già trasportato i loro nonni e che, con un minimo di manutenzione, circolerà ancora quando i “6000” saranno fermi per problemi alle varie centraline elettroniche… (A proposito di elettronica: sono appassionato di fotografia, uso una Canon F-1 meccanica e, a chi mi suggerisce di passare al digitale (“il futuro”, a sentire loro) consiglio di andare in un certo posto e di restarci!) Resta un ristretto gruppo di nostalgici, che dividerei grosso modo in due categorie: quelli un po’ più “grandicelli” (io sono quasi tuo coetaneo, classe 1960!) che rimpiangono una rete filotranviaria che non c’è più (per non parlare dell’estensione negli anni ’50…) ed i giovani (dai 30 anni in giù) che, esattamente come facevo io quando mio padre mi parlava dei suoi viaggi sulle “giardiniere” dell’ATM (non la chiamerò MAI GTT, all’inferno i “consulenti” che a suon di migliaia di euro si preoccupano di queste cazzate), ascoltano con curiosità quanto abbiamo da dire. A proposito del discorso Musei, occorre fermarsi un attimo e guardarsi negli occhi: ben vengano tutta la buona volontà di questo mondo e la (eventuale) disponibilità di un qualche capannone, ma alla fine della fiera chi mette i soldi, specie in un Paese come il nostro, specializzato unicamente in dietrologia? Le grandi industrie se ne “battono” altamente le balle, gli Enti Locali sono alle prese con i tagli dei finanziamenti statali e devono far quadrare i bilanci sacrificando, ovviamente, le voci di spesa che hanno minor presa elettorale (dal loro punto di vista è meglio elargire contributi a cooperative, associazioni culturali, bocciofile et similia, grandi serbatoi di voti). A tutto questo aggiungi una scarsa (quando non nulla) cultura storica nel nostro Paese ed otterrai una miscela esplosiva, altro che museo dei tram.
Ora chiudo, chiedendo scusa per lo sfogo, con un esempio indicativo. Dopo quella di Torino, la (ex) rete tranviaria che più mi appassiona è quella di Genova, sul quale sono ferratissimo. Quella che era una delle più estese nel Nord Italia è stata scelleratamente distrutta in dieci anni, salvo poi dire: “Eh, certo che col senno del poi era meglio lasciare i tram”. Della UITE (Unione Italiana Tranvie Elettriche) non è rimasto più nulla, tranne una vettura della serie 900. Speriamo di non fare la stessa fine, non tanto per la smantellamento della rete (non ne avrebbero più il coraggio) ma per il resto. Chiedo scusa al moderatore per l’amarezza e per il linguaggio un po’ colorito e mi complimento con te per le splendide cartoline a tema tranviario (ne hai di Genova, per caso?)

Paolo A.