00 22/06/2019 12:58
Brescia sceglie il tram per combattere lo smog, costerà 154 milioni
Al Palaleonessa ci sarebbe la fermata, il parcheggio scambiatore e il deposito dei tram. Le opposizioni: «Stiamo ancora pagando il metrò»
Per maturità tecnologica oggi per Brescia «è preferibile il tram ai bus elettrici» (soluzione invocata da Lega, Forza Italia e 5 Stelle). I bus hanno ancora poca autonomia (120 km al giorno), offrono meno spazio (120 passeggeri contro gli oltre 200 del tram) e sono tre volte più costosi dei bus a metano. Lo ha ribadito ieri in commissione comunale Viabilità il presidente di Brescia Mobilità, Carlo Scarpa, nel dettagliare il futuro del trasporto pubblico cittadino. Vero è che il tram non sarà una soluzione indolore per le casse del Comune. Metà dei soldi li metterebbe il Governo (quanto lo si saprà a settembre); l’altra metà l’anticiperebbe un soggetto privato (in lizza ci potrebbe essere anche Ferrovie dello Stato) che realizzerebbe l’opera in project financing, gestendola per 30 anni. Ma la Loggia dovrebbe annualmente riconoscergli svariati milioni di euro tra costi di gestione e copertura degli investimenti fatti.

«Ma non dimentichiamoci che il Comune sta pagando ancora un sacco di soldi per i mutui del metrò e il tram sarebbe un ulteriore aggravio per le tasche dei cittadini» ricorda il consigliere 5 Stelle Guido Ghidini (così come Massimo Tacconi della Lega e Paola Vilardi di Forza Italia). Vero, ma secondo la Loggia e il suo piano urbano per la mobilità sostenibile (Pums) l’opzione tram è l’unica (insieme ad altra azioni) che può far aumentare in dieci anni i passeggeri del trasporto pubblico dagli attuali 54,2 milioni a 65 milioni. Diminuendo il numero degli automezzi privati che oggi entrano in città. Quasi centomila al giorno ai quali vanno aggiunti gli 80mila spostamenti interni. Insomma, si tratta di un investimento che porterà importanti benefici ambientali (riducendo lo smog) ma anche urbanistici, visto «che si libererebbero spazi di città oggi occupati dai parcheggi» commenta l’assessore Federico Manzoni. Certo la Loggia non ha abbandonato l’idea di allungare il metrò fino a Concesio ma la sua realizzazione è in un futuro più lontano (2030): servono 300 milioni e una sinergia con i comuni valtrumplini, Provincia, Regione, Stato tutta da costruire.

Per il tram il Comune e la sua società partecipata sono indirizzati a scegliere la soluzione smart: una sola linea che dalla Pendolina (nell’Oltremella) arriva in centro città (San Faustino) quindi in stazione e alla Fiera, dove si realizzerebbe anche il nuovo deposito mezzi. Un percorso di 11,5 chilometri coperto da 13 tram che passeranno ogni sette minuti e mezzo, per 19 ore al giorno. Tutto l’anno. Servono 264 milioni, due anni di progettazione e 5 anni di cantieri.

Il primo viaggio nella primavera 2027. A dicembre la Loggia ha inviato la richiesta di finanziamento al Governo (ci sono fondi disponibili di 1,8 miliardi appostati dal precedente esecutivo) per 110 milioni, aggiungendo la richiesta di altri 60 milioni a fondo perduto per le riqualificazioni urbanistiche da realizzare lungo il tracciato e un parcheggio d’interscambio al capolinea Fiera. I pendolari che arriveranno dalle zone sud e ovest della provincia potrebbero parcheggiare qui e arrivare in città con i mezzi pubblici. Per la verità la Loggia ha inviato al Governo anche la richiesta di finanziamento per il progetto più complesso: 22 km di tracciato su tre linee, compresa una dal Violino a Sant’Eufemia e un’altra dalla Fiera a S.Eufemia. Costerebbe 460 milioni ma 267 milioni sarebbero a carico della Loggia che dovrebbe remunerare gli investitori privati. Un impegno visto come troppo gravoso. Ghidini a commissione chiusa lancia la sua proposta al dirigente del settore Mobilità Stefano Sbardella: «Perché non farlo partire dalla Fantasina di Cellatica anziché dalla Pendolina? Toglierebbe molte più auto dalla strada».
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