E' morto il "Pizzaiolo del Presidente"

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pabbamo
00lunedì 23 novembre 2009 20:32
Un grave lutto per la gastronomia napoletana: all'alba di oggi, si è spento Ernesto Cacialli, meglio conosciuto come "Il Pizzaiolo del Presidente", nome che aveva acquisito fra la gente nel lontano 1994, in occasione del G7 tenutosi a Napoli quando egli, un pò per caso, ebbe l'onore di preparare una pizza "a libretto" al Presidente degli Stati Uniti dell'epoca, Bill Clinton. Aveva 60 anni, ed era stato colpito da un male inesorabile che lo ha portato via in pochi mesi. Lascia un vuoto immenso fra la gente del quartiere che lo ha conosciuto e stimato: il sottoscritto, che lo conosceva da quarant'anni e del quale era un grande amico, aveva fatto sì, cinque anni fa, che anche la truppa di Mondotram lo avesse conosciuto in occasione dell'incontro tenuto in illo tempore quando, dopo aver visitato i depositi di Fuorigrotta e San Giovanni, pranzammo tutti alla pizzeria del mitico Ernesto. Da parte mia un pensiero affettuoso alla famiglia, che peraltro ho avuto modo di esternare direttamente essendo andato a casa sua a dargli l'ultimo saluto. Ciao Ernesto, ci mancherai....
XJ6
00lunedì 23 novembre 2009 22:57
Un saluto al pizzaiolo del Presidente

Ed un ricordo
Roberto Amori
00lunedì 23 novembre 2009 23:05
Mi dispiace moltissimo...
... ho un bellissimo ricordo di quella giornata.
XJ6
00lunedì 23 novembre 2009 23:44
Foto apparsa sul Corriere del Mezzogiorno

Augusto1
00martedì 24 novembre 2009 10:12
Mi unisco al dispiacere generale, ed anch'io ho un bel ricordo di quella giornata, il sui resoconto è visibile cliccando su www.mondotram.it/incontri/napoli-25.09.04/
(o arrivandoci dalla home page cliccando su "mappa vecchio sito").
pabbamo
00martedì 24 novembre 2009 12:12
in memoria di un amico
Un ricordo di Ernesto Cacialli sul "Mattino" di oggi, a firma di Luciano Pignataro:

Ieri Ernesto Cacialli ha fatto la sua ultima pizza. Poi se ne andato, per sempre, a soli 60 anni dopo aver combattuto con coraggio e dignità la sua battaglia finale. Lasciando un vuoto nello straordinario mondo dei pizzaioli napoletani la cui leggenda ha contribuito lui stesso a scrivere negli ultimi venti anni come pochi altri.
Tutti lo ricordano così: capelli bianchi, magrissimo, Ernesto Cacialli patron e pizzaiolo di un luogo culto in via dei Tribunali, nel cuore di Spaccanapoli, invitava ad accomodarsi non appena ci si affacciava curiosi al bancone della friggitoria.
Se accettavi di entrare, in pochi minuti ed eri nelle sue mani, nelle sue e in quelle della sua fantastica squadra. Davanti al forno a legna una catena di montaggio da far invidia alla Fiat degli anni Sessanta: tempo di attesa per una pizza al tavolo cinque minuti, per un crocchè o una zeppola fumante da prendere al volo cinque secondi. E via così, un monumento
Ernesto a soli sei anni scappava da scuola e faceva lo «strillone» in una pizzeria di Forcella, per richiamare l'attenzione su paste cresciute servite bollenti nel cartoccio e margherite sfornate e mangiate in piedi, piegate «a libretto». Questa passione per l cibo di strada, genuina e non inquinata fino alla fine, ha fatto sì che Ernesto, a poco più di cinquant’anni, sia riuscito ad aprire un posto tutto suo, dedicato nientepopodimenoché a Clinton. Già, perché 'O presidente è Bill, giovane presidente di belle speranze in giro per i vicoli come un turista agganciato in piazza Gerolomini e trascinato a viva forza dentro la pizzeria nonostante la gragnola di spintoni presi dalle guardie del corpo. Erano i giorni del G7 a Napoli, intensi e ricchi per la città, in cui si viveva con un senso di entusiasmo e di rinascita molto diverso dal momento attuale.


Da allora, Cacialli ha fatto ancora tantissima strada. S'è messo in proprio nel Duemila, dopo 37 anni passati alla pizzeria Di Matteo, sino a vantare una clientela trasversale che va da giornalisti, vip televisivi, ma anche chef internazionali come Ferran Adrià e Alain Passard, folgorati sulla via della sua stupefacente pizza fritta. Incredibile sì, questa nuvola leggera che vola nel piatto e si squaglia in bocca cedendo il morbido ripieno di ricotta, salame, provola, cicoli. Ernesto dalle pareti del suo locale si gode felice e sorridente il suo momento di celebrità accanto ad un ex Grande della Terra che ormai oltre dieci anni fa fece tappa in pizzeria. E Bill Clinton, per la verità, immortalato con il suo trancio di margherita in mano sembra ancora più contento di lui. Così, da allora, la pizzeria Cacialli diventò per tutti "del Presidente". Quasi una riedizione moderna della storia della pizza dedicata alla regina Margherita. Già, perché questo cibo da strada è così, di chi se lo prende.
La contesa con la brigata di Ernesto Cacialli su dove Bill Clinton abbia mangiato felice e contento la sua prima pizza piegata "a libretto" è ancora aperta. E tale resterà forse per sempre, come la famosa borraccia tra le mani di Coppi e Bartali.
Meta non solo turistica, a due passi dal Duomo, la sua pizzeria è considerata il regno della margherita e delle sue infinite possibili declinazioni. Qui la pizza si chiama sempre margherita, a ribadire che nonostante le contaminazioni, prima di tutto c'è il rispetto delle regole tradizionali nella preparazione della pasta, a partire dalle caratteristiche dell'acqua, ma anche del pomodoro.
Un cibo immortale, come tutti quelli che l’hanno reso famoso. Come Ernesto Cacialli, ‘O Presidente, in realtà, adesso è lui.
pabbamo
00mercoledì 25 novembre 2009 13:45
Su "Repubblica" di oggi c'è un trafiletto dove è riportato che alcuni politici della città vorrebbero intitolare una targa ed istituire un premio (presumibilmente un'onorificenza periodica al miglior pizzaiolo di Napoli) alla memoria di Ernesto Cacialli. Certamente è una cosa che fa piacere e, più di tutto, onore al caro amico scomparso ma, conoscendo la classe politica di questa città, posso soltanto sperare che non si tratti unicamente di parole, che lasciano il tempo che trovano....
Augusto1
00mercoledì 25 novembre 2009 19:47
Sinceramente credo che potevi risparmiarti quest'ultima considerazione...
filobergamo
00mercoledì 25 novembre 2009 23:02
scusate se mi intrometto anche se non sono napoletano ma quindi era il titolare dalla pizzeria "il presidente"? a giugno la mia prima pizza a napoli l ho mangiata li in una saletta da basso bella fresca mentre fuori faceva un caldo torrido. onore agli artisti della pizza.. mi unisco al dispiacere il mondo aha perso un pezzetto di arte culinaria.
pabbamo
00giovedì 26 novembre 2009 00:38
Per Augusto
Non me ne volere, ma ho scritto scientemente le parole dalle quali tu dissenti: stasera avevo telefonato in pizzeria (hanno subito riaperto) per sapere come stavano i familiari (non ho potuto partecipare alle esequie per problemi di lavoro, ma ero andato a dare l'estremo saluto a casa la sera prima) e uno dei figli mi ha detto che oggi persino l'afragolese è andato a trovarlo, e non occorreva essere dei geni per comprendere che è andato più per scopi propagandistici che per condividerne il dolore, e se c'è uno che non sopporta le lacrime di coccodrillo, quello sono proprio io. Non dimentichiamo i teatrini rodomonteschi che l'Innominabile sta facendo ultimamente pur di cercare di estorcere consensi che ora più che mai non merita dopo gli sfaceli che ha fatto in 16 anni: guarda un pò il caso, i promotori dell'iniziativa sono due suoi compagni di partito....
Oltretutto, mi permetto di dire ciò con cognizione di causa , forte del fatto che, purtroppo, c'è anche un precedente: nove anni fa, quando il judoka Pino Maddaloni vinse la medaglia d'oro olimpica a Sidney, il padre Gianni (che conosco bene perchè è un mio collega, in quanto anch'egli è dipendente del Policlinico Federiciano), che è stato suo maestro, ebbe mille promesse da tutte le parti: una nuova palestra, aiuti di ogni genere, e quant'altro... e proprio Gianni mi disse che avrebbe creduto a quelle parole soltanto se fossero state seguite dai fatti, e bene fece visto che nessuno mantenne la minima promessa; tuttavia, Gianni, dignitosamente, continua ancora oggi a svolgere la sua attività di istruttore in quella stessa palestra a Miano... indi per cui ho ben ragione di dubitare di tale iniziativa, sia pur condividendone il nobile proposito; se effettivamente vi saranno fatti concreti, sarò il primo a plaudire.
Augusto1
00giovedì 26 novembre 2009 07:12
Paolo, stai continuando inutilmente. E' andato ed è andato per scopi propagandistici (quali?). Se non fosse andato sarebbe dovuto andare...
Poi prima ti metti a parlare di pseudo-politica e poi te ne esci con questa storia di Maddaloni...
XJ6
00giovedì 26 novembre 2009 09:56
Bene, finiamola qua

La classe politica di un paese non è altro che l'espressione di chi l'ha eletta. E questo non ha niente a che fare con il cordoglio per la scomparsa del pizzaiolo del Presidente.
pabbamo
00giovedì 26 novembre 2009 10:58
In ogni modo....
...inserisco qui un mio commento sul sito de "Il Mattino" in memoria di Ernesto:

In memoria di un amico

Un amico, un uomo buono, un grande lavoratore, un padre esemplare, un maestro dell'arte di fare la pizza: tutto questo era Ernesto Cacialli. Lo conoscevo dal 1971, quando ero un bambino e andavo alle elementari. Quando la sera si andava da lui a prendere le pizze per portarle a casa era una festa: avevano un sapore così speciale che solo lui sapeva dare con le sue operose mani. Quando stendeva il "paniello" sul marmo per formare la pizza che prendeva corpo, la sua maestria nel manipolare la pasta faceva della pizza un'opera d'arte. Una pizza fatta da lui era come se vi ci fosse la sua firma sopra: la differenza nel sapore si sentiva e come.... Io ho perso un amico, un grande amico, che mi ha fatto praticamente crescere con le sue pizze, la margherita, la pizza fritta, e quant'altro.... Lo avevo visto un mese fa, al Policlinico, mentre attendeva il suo turno per effettuare la terapia contro il male che alla fine ce lo ha portato via: era sereno, tranquillo; ben sapeva che non sarebbe vissuto a lungo, ma aveva ugualmente la forza per affrontare questa ultima, durissima prova della sua vita, con determinazione e tanto coraggio; io gli dissi che, qualora ne avesse avuto bisogno, con me non aveva un amico, ma un fratello. Mi ringraziò, con una punta di commozione nei suoi occhi, e ci abbracciammo affettuosamente, proprio come due fratelli, l'ultimo abbraccio deIla sua vita. Il nostro quartiere senza di lui non sarà più lo stesso... Addio, carissimo, che Iddio ti benedica...

commento inviato il 24-11-2009 alle 10:48 da Paolo Abbamonte
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