Chiude l'Irisbus, l'unica azienda italiana a produrre autobus

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Augusto1
00martedì 20 settembre 2011 11:27
Vince l'ipotesi peggiore: Irisbus chiude
Dal Corriere del Mezzogiorno.it:

AVELLINO - La peggiore delle soluzioni possibili alla fine è quella che ha prevalso. La società dell'Iveco Irisbus in Valle Ufita è costretta a chiudere i battenti perché anche l'unico probabile acquirente si è dileguato. S'apre uno scenario drammatico per gli operai della Valle Ufita.
«Di fronte all'impossibilità di portare a termine l'unica soluzione individuata, che consentiva l'avvio di una nuova iniziativa imprenditoriale ed industriale per assicurare continuità al sito - spiega Irisbus Italia - l'azienda sarà costretta, suo malgrado, ad avviare le procedure consentite dalla legge per cessare le attività dello stabilimento».

COLPA ANCHE DELLE STRUMENTALIZZAZIONI - Irisbus Italia in una nota «si rammarica del fatto che le strumentalizzazioni sviluppatesi su questa vicenda non abbiano nemmeno consentito la verifica della nuova soluzione industriale delineata, che avrebbe garantito prospettive di occupazione e di reddito».

QUEGLI AUTOBUS CHE NON SI VENDONO PIU' - La società ricorda anche di avere subito «molto duramente gli effetti della grave crisi che ha colpito il mercato degli autobus urbani in Italia, le cui immatricolazioni si sono drammaticamente ridotte. Ciò ha determinato una progressiva e costante contrazione dei volumi produttivi dello stabilimento, che sono passati dai 717 veicoli del 2006 ai soli 145 autobus, di cui meno di 100 urbani, dei primi sei mesi del 2011».

CONTRAZIONE DELLA DOMANDA - «Due mesi di approfondimenti ed incontri, anche mediante l'istituzione di tavoli tecnici ad hoc, hanno confermato - conclude Irisbus Italia - che la situazione attuale delle gare e le previsioni per il medio periodo continuano ad evidenziare un trend di forte contrazione della domanda, peraltro fortemente condizionata, nell'attuale congiuntura, dalla scarsità di fondi pubblici, che non consente di mantenere un'offerta competitiva e di proseguire l'attività industriale dello stabilimento di Valle Ufita».

CGIL: PALAZZO CHIGI INTERVENGA - «Come previsto la Fiat non attende un secondo per creare ulteriore tensione nello stabilimento Irisbus della Valle Ufita annunciando la cessazione dell'attività e le procedure conseguenti». Così il segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere, commenta la decisione del Lingotto di chiudere lo stabilimento della società dell'Iveco in provincia di Avellino. Per il dirigente della Cgil infine «adesso in questa situazione c'è bisogno che il governo si assuma tutte le responsabilità: palazzo Chigi convochi l'incontro nel più breve tempo possibile e rifletta sul favore che fa con l'articolo 8 alla Fiat che ripaga il Paese con la chiusura di uno stabilimento importante, l'unico che produce autobus in Italia».

PD E BERSANI: LA DECISIONE DEVE ESSERE REVOCATA - «La decisione della Fiat di chiudere lo stabilimento Irisbus della Valle Ufita è un atto gravissimo in un territorio già teribilmente colpito dalla crisi che lo attanaglia tutto il Mezzogiorno». Così il senatore Enzo De Luca e la presidente del gruppo del Partito Democratico a Palazzo Madama Anna Finocchiaro, ai quali si aggiungono tutti i parlamentari campani, Teresa Armato, Alfonso Andria, Annamaria Carloni, Maria Fortunata Incostante, in merito all'annuncio del Lingotto di cessare le attività nella fabbrica della società dell'Iveco in provincia di Avellino. «Questa decisione va assolutamente revocata» sottolineano i senatori Pd, cui fa eco il segretario Bersani alla Camera: «Se Fiat non ha più intenzione di investire, si cerchi un attore industriale vero, che sappia cosa sono gli autobus perché è assurdo ed inaccettabile chiudere un’azienda come quella in Valle Ufita».

Nell'articolo non si fa menzione - lo faccio io - dei lavoratori buttati in mezzo ad una strada assieme alle loro famiglie:
lo stabilimento "Irisbus" campano dà lavoro a 700 operai del gruppo Fiat e 300 dell'indotto.
liquidatore
00martedì 20 settembre 2011 12:54
L'Irisbus soffre della crisi del trasporto urbano ma anche della ben più grave crisi dell'autonoleggio privato: i cosidetti bus turistici.
trolleybus58
00martedì 20 settembre 2011 14:05
Già la scarsa competitività rispetto alla produzione estera e la tendenza italica ad "allungare" la vita dei vari vettori di trasporto gommati rispetto al resto dei paesi europei costituivano una oggettiva difficoltà per le aziende del settore...Ora il taglio ulteriore alle risorse del Tpl italiano fa l'effetto di un acquazzone che si ripete su un contesto già sconvolto da un'alluvione... [SM=x346226]
liquidatore
00martedì 20 settembre 2011 14:48
@ trolleybus58
Effettivamente i vari noleggiatori hanno sempre privilegiato la produzione estera a quella nazionale; credo che l'affermarsi della produzione cinese (che non sono male visto anche che impiegano componentistica e motori europei) ed iL taglio alle risorse del TPL abbiano dato il colpo di grazia all'IRISBUS.
Augusto1
00martedì 20 settembre 2011 16:36
Cari amici, la verità è che il governo in carica sta dando mazzate inenarrabili al trasporto pubblico locale, e questa è una delle conseguenze.
europolis
00martedì 27 settembre 2011 19:49
Ma a mio parere oltre al governo che ha la maggior parte delle colpe, avendo tagliato i fondi, una buona parte della colpa c'è l'ha anche IRISBus, che negli anni non ha saputo innovarsi, sia nel segmento dei bus lunghi, che quelli medi e piccoli. Nel settore dei bus medi e piccoli, l'irisbus propone oramai l'Europolis da molti anni, mentre nei segmento lunghi propone il Citelis che non è visto certo di buon grado dalla maggior parte delle aziende italiane.
L'IRISBUS doveva prendere esempio dalla BRedamenarinibus che negli ultimi anni ha innovato sempre più la propria gamma, con gli avancity e vivacity prima e la loro versione "plus" ed ha tolto una buona fetta di mercato alla IRISBUs senza tenere conto del MERCEDES CITARO avanti anni luce rispetto al Citelis oppure pensiamo al MAN LION's CITY
Censin49
00sabato 15 ottobre 2011 21:17
In passato la Fiat aveva, per i bus, un polo produttivo al Nord, a Cameri presso Novara, e quello appunto della Valle Ufita al Sud. Ora zero! Se questa è la globalizzazione, mi viene da gridare: viva l'autarchia e il protezionismo!
trolleybus58
00sabato 15 ottobre 2011 21:43
Cosa c'è di vero riguardo a voci di contatti con un gruppo cinese che rileverebbe lo stabilimento, dell'esito dei quali si dovrebbe sapere qualcosa a fine mese!?
liquidatore
00mercoledì 29 febbraio 2012 18:49
Purtroppo abbiamo visto tutti come è finita. Il problema è sempre il costo del lavoro in Italia. I Lavoratori prendono di meno e le aziende pagano di più che altrove. Il caro Monti dovrebbe pensare a sgravi fiscali ed agevolazioni per cui le imprese sarebbero invogliate a restare in Italia. Un'altra mazzata è stata data dalla pessima abitudine (e a livello regionale e comunale - Roma - lo so per certo) di pagare dopo moltissimi mesi se non anni; cosicché le grandi aziende riducono il personale e le piccole (la maggioranza) chiudono. E pensare che le stesse Amministrazione quando indicono una gara d'appalto chiedono una miriade di garanzie (DURC, capacità finanziaria, antimafia, ecc. ecc.).
laspadanellaroccia
00mercoledì 19 giugno 2013 08:02
Avellino, Della Pia (Prc): "Chiusura Irisbus, schiaffo a lavoratori"
www.irpinianews.it/Politica/news/?news=120248
flapane
00mercoledì 19 giugno 2013 09:33
Fra l'altro, non ho potuto non notare quanti Irisbus ci fossero, nella rete pubblica parigina.
Che peccato aver mandato tutto all'aria, come sempre... il costo del lavoro in Italia è diventato quasi insostenibile, e spesso i dirigenti d'azienda arrivano in cima per "agganci", più che per meriti.
laspadanellaroccia
00sabato 3 agosto 2013 14:34
liquidatore
00giovedì 29 maggio 2014 11:07
Dall'ANSA di stamattina:

La Irisbus, chiusa dal gruppo Fiat nel 2011, tornerà operativa entro gennaio dopo la fusione con Bredamenarini per un polo italiano degli autobus. La notizia trapela da fonti sindacalli durante un incontro al ministero dello Sviluppo economico alla presenza del ministro Federica Guidi e del viceministro Claudio De Vincenti.

La nuova realtà assorbirà, secondo il progetto, tutti i 480 lavoratori delle due aziende. Un ruolo chiave lo giocheranno gli investimenti della multinazionale cinese King Long, mentre Finmeccanica, oggi a capo di Bredamenarini, manterrà una quota di minoranza. Le stesse fonti indicano che ci vorranno sei mesi per completare l'operatività del piano. Prima ripartirà lo stabilimento Bredamenarini di Bologna ed, entro gennaio, anche quello Irisbus di Flumeri (Avellino).
trammue
00giovedì 29 maggio 2014 13:16
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forse è presto per gioire, bisognerebbe prima vedere i risultati sul campo,
ma un po' di fiducia non fa male
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