Trasporti, Una voragine da 290 milioni
Da "IL MATTINO" del 25/09/2010
Un buco di oltre 290 milioni di euro nel settore dei trasporti. La voragine riguarda le principali aziende della Campania e costringerà la Regione a mettere in campo un piano di rientro. A lanciare l’allarme è stato l’assessore Sergio Vetrella che ha effettuato un monitoraggio sui conti delle società. Al termine della verifica è emerso che i crediti vantati da queste aziende, ed inseriti nei relativi bilanci, non risultano nel bilancio della Regione. Ciò significa che si tratta di fondi che probabilmente non potranno mai essere incassati perché non certificati. Il deficit riguarda l’Air di Avellino (un milione di euro), la Circumvesuviana (155 milioni), Eav ed Eav bus (40 milioni) e ancora Metrocampania Nordest (29) e Sepsa (65). Alcune di queste, inoltre, hanno dichiarato di avere un credito di 18 milioni dal Consorzio Unico. Le criticità non riguardano le altre società del comparto (Arcss, Caremar e Cti-Ati). Anzi, la Caremar è in attesa di incassare circa 8 milioni dalla Tirrenia. Ma com’è possibile che si sia accumulato un tale disavanzo? «Non siamo riusciti a capirlo ma abbiamo prontamente informato il governatore Stefano Caldoro - spiega Vetrella - Si tratta, comunque, di un fatto molto grave, anche perché i bilanci delle aziende sono stati regolarmente approvati dalla Regione». E allora il compito di fare chiarezza spetterà agli ispettori del ministero dell’Economia che, come anticipato dal Mattino, dopo lo studio del bilancio si concentreranno anche sui conti delle partecipate. Gli uffici di Palazzo Santa Lucia sono invece al lavoro senza sosta per predisporre il piano di rientro, che sarà pronto entro la fine di ottobre. Con questo provvedimento l’assessore ai Trasporti stabilirà tagli, investimenti ed eventuali rincari. A partire dal biglietto Unico, su cui si registra però l’impegno di Vetrella: «Non possiamo far pagare ai cittadini gli errori del sistema pubblico che abbiamo ereditato». Tra le misure che la giunta si appresta a varare figura in primis la riduzione dei trasferimenti alle società di trasporto, che oggi costano alla Regione 622 milioni di euro. «Ogni utente riceverà una sorta di carta su cui, oltre alla spesa del tagliando, sarà caricata anche la quota pro capite dei contributi versati ogni anno dall’ente. In questo modo il cittadino, scegliendo la compagnia a cui affidarsi, fornirà alla stessa il relativo contributo economico. Questo sistema consentirà di uscire dal monopolio favorendo la concorrenza e le liberalizzazioni richieste dall’Unione europea». In parallelo saranno riviste le tratte eliminando eventuali doppioni. «Abbiamo avviato il confronto con le Province. In questo modo puntiamo - dice l’ex senatore - al duplice obiettivo di risparmiare e di migliorare il servizio». Ma non mancano i problemi. L’Acms, azienda di trasporti casertana, ha infatti rescisso unilateralmente il contratto con la Regione: «Siamo in presenza di evidenti violazioni che ci costringeranno ad avviare un contenzioso e ad affidarci ad un’altra società - sottolinea Vetrella - Prima, però, tenteremo una mediazione». Infine il caso della Caremar: «Per vendere il 49% delle azioni dobbiamo prima cedere il ramo pontino alla Regione Lazio sulla base di un accordo raggiunto con la presidenza del Consiglio. Tuttavia la Regione Lazio non intende mantenere gli impegni e ciò ha prodotto un clamoroso stallo che speriamo di risolvere la prossima settimana a Roma».
Tagli e sacrifici per due anni
Anche per i trasporti si prevedono riduzioni e sacrifici. Tagli su tagli, che si aggiungono a quelli del bilancio, della spesa corrente, del personale e di ogni area della Regione. La giunta Caldoro ha ereditato una situazione drammatica e pesante, come ripete da tempo il governatore. Il precedente esecutivo, guidato da Antonio Bassolino, ha sforato il patto di stabilità costringendo la nuova maggioranza al giro di vite ed alla linea del rigore. Ma in città forze politiche e sociali, imprenditori e intellettuali non nascondono preoccupazioni che rimbalzano da un palazzo all’altro e raggiungono i giornali. Il rischio, osservano, è che si verifichi un blocco totale dell’economia, che si fermino gli investimenti, si chiudano imprese e si licenzino lavoratori. Da Napoli e dalla Campania arriva la mano tesa al presidente della Regione nell’opera di risanamento che si sta portando avanti, necessaria per normalizzare un territorio martoriato, ma si chiede al tempo stesso che vengano subito indicati una prospettiva, un piano di investimenti, qualcosa a cui aggrapparsi. A quasi sei mesi dalle elezioni, infatti, si è proceduto ad una serie di interventi utili e strategici a costo zero come ad esempio il piano casa, il piano di razionalizzazione della rete ospedaliera e territoriale e quello sul lavoro (che verrà approvato nei prossimi giorni), però il pericolo è che ciò non basti. Secondo gli osservatori, inoltre, Caldoro rischia un effetto boomerang perché i cittadini potrebbero non comprendere sul lungo periodo queste scelte dolorose ma al tempo stesso assolutamente indispensabili. Il governatore ne è consapevole ed ha infatti deciso di adottare tutte le misure drastiche ed impopolari all’inizio del suo mandato, di concentrarle in poco tempo. L’obiettivo è lavorare per mettere i conti in ordine entro due anni per poi ripartire senza più zavorre. Ventiquattro mesi, però, sono tanti e la strada appare in salita come non mai. Non aiutano, peraltro, le condizioni politiche della Campania dove si assiste a continue fibrillazioni all’interno del Pdl nonché tra il partito di Berlusconi e l’Udc. Lo dimostra il braccio di ferro, andato avanti per settimane, sulle nomine degli amministratori degli Ept e dei subcommissari alla sanità. Tensioni che sono destinate ad esplodere nei prossimi mesi, quando si accenderà il dibattito per la scelta del candidato sindaco di Napoli.
[Modificato da (ferpas) 27/09/2010 15:25]