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Trenitalia

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07/07/2010 19:01
 
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maestro tranviere
Trenitalia, tangenti sugli appalti: cinque arresti
L'accusa: mazzette seriali in cambio di favori. La cricca puntava a fare affari anche con la Protezione Civile


Giuseppe Crimaldi Il sistema delle tangenti in cambio dell’affidamento degli appalti di Trenitalia per la manutenzione di carri ferroviari. Appalti assegnati con il sistema della trattativa privata, in modo clamorosamente irregolare, che finivano con l’essere affidati a imprese «amiche», le stesse che ungevano le ruote giuste. È un capitolo che si iscrive a pieno titolo nel libro nero della nuova tangentopoli italiana, quello scritto da un’indagine complessa della Procura di Napoli affidata ai finanzieri del comando provinciale diretto dal generale Giovanni Mainolfi. Protagonisti di quello che il gip Luigi Giordano non esita a definire un «sistema criminoso ben pianificato» sono i cinque arrestati ieri mattina con accuse pesanti, che vanno dall’associazione per delinquere finalizzata alla corruzione alla turbativa d’asta e al riciclaggio. L’indagine porta le firme del sostituto procuratore John Woodcock e del procuratore aggiunto Francesco Greco, coordinatore della sezione Reati contro la pubblica amministrazione. Le persone nei confronti delle quali il gip di Napoli ha disposto la custodia in carcere sono Raffaele Arena, ex dirigente responsabile del servizio manutentivo di Trenitalia, e Fiorenzo Carassai, ex responsabile di una sezione di manutenzione della società, e gli imprenditori napoletani Giovanni e Antonio De Luca, titolari della società «Fd Costruzionì», impresa al centro dell’inchiesta. Arresti domiciliari, invece, per Carmine D’Elia, ritenuto socio occulto di Arena. Il gip ha anche disposto il sequestro di alcune aziende. Quattro, per la precisione: oltre alla «Fd Costruzioni» di Napoli, il «Pastificio artigianale Leonardo Carassai srl» di Campofilone (Fermo), la «Mavis srl» e la «Amg» srl, entrambe di Nola. Secondo l’accusa, i due ex dirigenti di Trenitalia, insieme con diversi altri indagati avrebbero dato vita ad una organizzazione per delinquere che aveva manipolato ed «egemonizzato» il mercato degli appalti ferroviari, che venivano affidati ad un cartello di «imprese amiche» in cambio del pagamento di tangenti. Nel corso delle indagini i finanzieri del Nucleo di polizia tributaria - guidato dal colonnello Sandro Baldassari - hanno raccolto elementi che proverebbero il versamento di denaro da parte di De Luca a Carassai per la costruzione di un pastificio nelle Marche (formalmente riconducibile a Leonardo Carassai, ma di fatto gestito anche dal padre, Fiorenzo); ed ancora: il versamento di somme di denaro ad Arena su un conto cointestato a quest’ultimo e alla moglie; il pagamento ad Arena di somme provenienti dagli utili di società alle quali lo stesso Arena aveva affidato commesse di Trenitalia. Inoltre - sempre secondo l’accusa - i De Luca avrebbero messo a disposizione di Carassai materiali, attrezzature e maestranze per la costruzione del pastificio, offrendo alcuni viaggi allo stesso Carassai. Giovanni De Luca, attraverso la sua società «Fd Costruzioni srl», l'impresa operante nel settore dei lavori ferroviari, tentò pure - senza riuscirci - di inserirsi negli appalti conferiti in Abruzzo dalla Protezione civile, dopo il terremoto dell'Aquila. E non è tutto. In un’intercettazione lo stesso imprenditore si vanta di conoscere un «impiccione politico dell’Udc» (Clemente Carta, già nel cda di Ferrovie dello Stato, precisa il gip), mentre il fratello Antonio dice di avere rapporti con un esponente non meglio precisato del Pd abruzzese. Trenitalia ha collaborato, con un’indagine interna, alla ricostruzione degli illeciti nella vicenda di appalti e tangenti scoperta dalla Procura di Napoli. «Vale la pena di evidenziare come proprio a seguito di tali indagini interne - commenta il gip Giordano- da una parte, Arena sia stato licenziato e, dall’altra, Carassai, dopo il licenziamento per motivi disciplinari, ha stipulato un accordo per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Come si è già detto ciò non ha impedito, e non impedisce, né all’uno né altro, di continuare a pilotare, anche dall’esterno, gare e commesse per il tramite dei loro fedelissimi ex colleghi e collaboratori ancora in servizio in Trenitalia e titolari di posti chiave in seno alla suddetta società».

07/07/2010 Il Mattino

Ho evidenziato in grassetto il nome di una delle aziende implicate, che è una di quelle che ha partecipato al restauro della Tartaruga portata a Pietrarsa e che sta effettuando (nel suo stabilimento di Cancello Arnone) il restauro dell'Arlecchino presente anch'esso a Pietrarsa durante i festeggiamenti dei 170 anni della Napoli-Portici. Speriamo che questo non comporti il blocco delle lavorazioni in corso sull'Arlecchino. [SM=x346246]

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