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Ponti d'Italia, ferrotranviari e non solo

Ultimo Aggiornamento: 15/10/2008 07:35
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14/10/2008 13:46
 
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apprendista tranviere
Augusto1:

Oddio, io non sono un tecnico, ma un ponte strallato so che è definito tale perchè gli stralli (i cavi ancorati ai piloni, anche quelli della catenaria) lo sostengono. Anche quello borbonico, quindi, vi dovrebbe rientrare.

Riporto qui questo intervento per cercare di spiegare in due parole la differenza tra un ponte sospeso ed un ponte strallato.
Iniziamo col dire che l'uno (il ponte strallato) è un sottoinsieme dell'altro (il ponte sospeso), e quindi per affinità si potrebbe dire che la differenza è la stessa che intercorre tra un Combino ed un tram: guardando un Combino si può affermare con certezza di essere davanti ad un tram, nello specifico un Combino, ma guardando un tram qualsiasi non si può affermare sempre l'opposto ("essere tram" non è condizione sufficiente per "essere Combino", in quanto vi debbono essere diverse condizioni ulteriori da essere soddisfatte).

Andiamo con ordine. Detto in maniera molto molto elementare, un ponte sospeso è un qualsiasi tipo di ponte la cui struttura non grava soltanto sulle pile di appoggio ma viene "sospesa" appunto tramite tiranti fissati ai piloni di sostegno per alleggerire il tutto grazie alla redistribuzione delle forze e dei carichi; in tal modo a parità di lunghezza un ponte sospeso necessita per la sua costruzione di meno materiale rispetto ad un ponte tradizionale, ed è capace allo stesso tempo di garantire luci maggiori (la "luce" è la distanza tra due piloni di un ponte).

Un ponte ad arco ad esempio trasferisce il peso della struttura sulle pile e sulle spalle laterali; grazie a cemento ed acciaio è possibile costruire ponti ad arco con luce inimmaginabile in tempi remoti (basti fare una camminata ad esempio sulle sponde del Tevere, e notare la differenza tra i vari ponti: ognuno di essi rispecchia le conoscenze tecniche dell'epoca) ma si è fortemente vincolati alle caratteristiche del materiale scelto per la edificazione, cioè una luce non può essere più ampia di quanto il materiale permetta pena il collasso della struttura.



CLICCARE SULL'IMMAGINE PER INGRANDIRE

fonte: www.tesoridiroma.net/monumenti_roma/ponti_roma.html


Il principio di un ponte sospeso è: si costruiscono due piloni o torri, si posano dei cavi tra di essi (che assumono la configurazione di equilibrio, da cui appunto il nome "catenaria" usato per definire questo tipo di cavi), ed a questi cavi si "appende" l'impalcato del ponte. In tal modo infatti si crea un enorme pilone virtuale sospeso sopra l'impalcato (pilone rappresentato dalla catenaria) al quale agganciare l'impalcato stesso grazie a tiranti in acciaio (pendini), ovviando in tal modo parzialmente ai limiti imposti dalle caratteristiche dei materiali che impediscono ai ponti ad arco di avere luci ampie. La catenaria trasferisce i carichi sui piloni, i quali a loro volta "scaricano" al suolo anche grazie ai tiranti che fanno virtualmente proseguire la catenaria ben oltre i piloni ancorandola al suolo.

E' come una corda per stendere il bucato: i panni (impalcato) vengono appesi alla corda (catenaria) con le mollette (pendini).
I ponti di questo tipo sono anche estremamente gradevoli alla vista: basti pensare al ponte borbonico sul Garigliano ed ai ponti Brooklyn e Verrazzano di New York, tre ponti che nell'ordine esprimono l'evoluzione delle conoscenze e dei materiali delle rispettive epoche.

Diversamente dai ponti sospesi con catenaria (che da ora in avanti per comodità chiameremo semplicemente "ponti sospesi"), i ponti strallati "scaricano" il loro peso su di un solo pilone anzichè due, centrale o laterale a seconda della progettazione (o anche più di un pilone, nel caso di viadotti di grande lunghezza: i ponti strallati non permettono le stesse luci dei ponti sospesi, e a tale limitazione si ovvia replicando i piloni ottenendo così un ponte modulare composto da due o più piloni strallati). Non essendoci più la catenaria alla quale agganciare l'impalcato, i tiranti vengono agganciati direttamente sul pilone. Questi tiranti sono più spessi ed assumono un nome diverso: stralli. Lo strallo non distribuisce il peso su di una catenaria, ma come detto direttamente sul pilone: in tal modo la struttura del ponte è molto più rigida rispetto a quella di un ponte sospeso.
Per riprendere il parallelo con la corda per stendere il bucato, è come se i panni li appendessimo direttamente sul supporto di metallo anzichè sulla corda.

La tecnica costruttiva per fortuna è in costante evoluzione, ed esistono numerosissimi ponti ibridi che presentano caratteristiche di ponti strallati, sospesi, a sbalzo, ad arco, che ne rendono difficile la catalogazione (si può dire che tutti i ponti in realtà siano ibridi, essendovi numerosi principi statici e dinamici che concorrono all'equilibrio della struttura).

Come esempio di questi ibridi, vi sono i ponti strallati di Calatrava eretti nei pressi di Reggio Emilia. Questo della foto ad esempio è sia un ponte ad arco (a via inferiore), sia un ponte sospeso, sia un ponte strallato (i tiranti sono infatti agganciati direttamente alla struttura portante, che in questo caso è l'arco). In questo caso, la componente strallata è preponderante rispetto alle altre componenti.




Uno degli ibridi più impressionanti che però non vide mai la luce fu senza ombra di dubbio il progetto del ponte sullo Stretto di Messina di Sergio Musmeci, un vero e proprio innovatore (esistono poche persone alle quali attribuire il termine "genio": Musmeci era fuor d'ogni dubbio una di queste persone). Si trattava di un ponte sospeso agganciato ad una struttura strallata, o meglio si trattava di un ponte strallato al quale al posto dell'impalcato era appeso un ponte sospeso.


[Modificato da Super Tim 15/10/2008 00:01]
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