12/05/2019 20:21 |
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| | | OFFLINE | Post: 286 | Registrato il: 02/11/2011
| tranviere junior | |
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Quelle livree dipendevano da chi era il proprietario del mezzo. Molto spesso - e accade ancora oggi con i mezzi di grandi dimensioni, dagli aerei ai bus - il proprietario era un ente pubblico che li dava in leasing alle aziende minori che altrimenti non si sarebbero potute permettere degli autobus non dico nuovi ma contemporeanei. Oppure autobus in seconda mano acquistati dall'ATAC (o da qualche altra azienda municipalizzata) i quali venivano mantenuti in biverde per non doverli riverniciare (ci sono dei paesi africani o dell'America Latina che hanno in servizio gli autobus ATM di Milano acquistati in seconda mano una quindicina d'anni fa: sono ancora arancione ministeriale e alcuni hanno ancora le velette di Milano...). Era sufficiente mettere una decalcomania con lo stemma dell'azienda e il gioco era fatto. Con i tram, ovviamente, tutto cio' era molto piu' raro, visto che c'erano altre variabili (scartamento, tensione, accoppiabilita', segnalamento, dimensioni esterne, etc.) che entravano in gioco - anche se ci sono degli esempi, come le motrici padovane (biverdi...) vendute alla rete di Cagliari nel 1958: via lo stemma di Padova, su quello di Cagliari, ed erano pronte per iniziare il servizio (che duro' fino alla chiusura, nel 1973). C'era poi anche la #5003 di Milano venduta alla rete di Napoli negli anni 70 che pero' pote' circolare per poco tempo, visto che l'interbinario di Napoli e' piu' stretto di quello di Milano, ma la livrea rimase la stessa. |