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TRAM DI CAGLIARI

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30/05/2006 14:21
 
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Prima di tutto la metropolitana
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La Nuova Sardegna
SABATO, 27 MAGGIO 2006

Pagina 1 - Cagliari

I piani di Provincia e Regione nell’area cagliaritana puntano sul trenino integrato con i bus

Prima di tutto la metropolitana

Col capoluogo discussione rinviata al dopo elezioni

ALESSANDRA SALLEMI


CAGLIARI Metropolitana, il prossimo appuntamento sono le elezioni al Comune di Cagliari. Se vince il sindaco uscente si sa già che porre il tema metropolitana significherà mettere a confronto utilità e costi di un treno di superficie con uno in sotterranea. Se il sindaco sarà un altro allora il tema sarà il metro di superficie. Lo studio di fattibilità in accordo tra Regione e Provincia che sembra diventato possibile (due giorni fa Monserrato nel dibattito sui trasporti nell’area vasta) dovrà pesare bisogni, richiesta, offerta, ragioni degli spostamenti, orari e tirar fuori l’identikit del miglior tracciato possibile per l’area.
La differenza è questa: secondo l’asse Regione-Provincia-Comuni che due giorni fa in qualche modo si è delineato non si tratta di scegliere tra metrò sopra o sotto, ma di quale metropolitana di superficie si deve progettare per un’area che in una decina d’anni ha «maturato consapevolezza» (parole dell’assessore regionale Sandro Broccia) rispetto alla necessità di impostare il trasporto pubblico sulla metropolitana e di costruirci attorno la rete dei bus. Secondo quest’«asse» non c’è opzione possibile tra una metropolitana in sotterranea e una in superficie. La prima, infatti, secondo le indicazioni di scuola (dicono gli esperti) si giustifica soltanto se ogni ora in media si concentrano nel metrò almeno 25-30 mila persone. Non sono i numeri dell’area vasta di Cagliari. La differenza dei costi risulta essere enorme: nessuno discute che un treno in sotterranea sposti velocemente i passeggeri e non provochi impatti estetici, ma tutti gli abitanti della cosiddetta area vasta messi assieme non arrivano al numero minimo necessario per spendere il mare di denaro indispensabile per costruire e, poi, per mantenere impianti di questa portata. Torniamo in superficie, nel mondo delle cose possibili. Negli ultimi tempi sono emerse alcune novità. A proposito di metropolitana c’è una nascente, inedita, intesa Regione-Provincia, ci sono due livelli di pianificazione territoriale che puntano sullo stesso sistema (rotaie e gomma, dei bus non delle auto private) e poi ci sono i comuni della cintura cagliaritana assolutamente convinti dell’utilità di questo sistema di trasporto.
Dieci anni fa quando sulla scena politica e amministrativa si affacciava la proposta progettuale delle Ferrovie della Sardegna di serrare in un anello i due lunghi tronconi di binari attorno a Cagliari per allestire un collegamento su rotaia tra vari punti del capoluogo e i comuni da Elmas-aeroporto fino a Quartu, le reazioni furono le più diverse e qualche consenso successivamente risultò poi essere soltanto di facciata. Intanto, Provincia e Regione non dialogavano serenamente; poi Cagliari aveva messo la zeppa del no su via Roma (perché eccessivo sarebbe stato l’impatto visivo del treno nel salotto cittadino); anche Monserrato accampava problemi più o meno estetici; Quartu protestava per la mancata consultazione e l’università, nella persona del rettore (già allora Pasquale Mistretta), non aveva ancora compreso che disastro sarebbe stato il Policlinico tagliato fuori dal «trasporto pubblico di massa» bus o metrò che fosse. Negli anni le distanze di pensiero si sono accorciate e sono stati digeriti alcuni concetti lanciati per esempio nel dimenticato tavolo del piano direttore dell’area vasta (promosso dalla Regione e inviso alla Provincia). I comuni sono cresciuti, Sestu dieci anni fa lontanissimo dalla metropolitana ha chiesto oggi di essere inserito in un ipotetico circuito e i tecnici in via informale spiegano che questo è possibile con una bretella in partenza più o meno dalla zona Policlinico. Anche Settimo San Pietro si è candidato per essere raggiunto da un metrò che sostituisca l’attuale fatiscente trenino e la Regione ha inserito l’ipotesi in un accordo di programma. La nuova fase diventa questa: non si può continuare ad avvicinare l’idea di metropolitana per alzata di mano dei comuni, bisogna partire dal piano dell’area vasta approvato all’unanimità dalla Provincia dove si scelgono i sistemi su binari quali linee principali di trasporto su cui agganciare gli altri mezzi. Regione e Provincia adesso devono decidere come andare avanti una volta stabilito di unire le somme a disposizione per studi di fattibilità: Cagliari si ritroverà ancora sotto studio e, stavolta, sarà sola davanti alla grande comunità d’area a dire eventualmente no per salvare i 500 metri di bellezza della via Roma. Dieci anni fa l’ex soprintendente ai beni monumentali si affiancò all’allora sindaco che non voleva il trenino in via Roma con l’osservazione che i fili tipo tram sarebbero stati troppo visibili per chi veniva dal mare. Adesso in via Roma ci sono tre ordini di fili per i bus oltre alle sei corsie di strada, due delle quali ad alto traffico perché sono il raccordo dell’asse mediano con la 195 e la 130. La partita che si gioca oggi nella via Roma, però, è altra. Porto, piazza Matteotti, via Roma sono un nodo urbanistico tutto da sciogliere: gli interessi edilizi risultano ormai fortemente concentrati in questa parte della città (ex cementeria, ex semoleria) e c’è da credere che in quell’ambito ci sia già un’idea sull’opportunità di avere o meno a disposizione una metropolitana leggera in via Roma. Forse per capire come risponderà Cagliari al nuovo fronte pro metrò c’è una porta cui bussare diversa dal Comune: Confindustria, dove gli interessi edilizi in gioco hanno rappresentanze con nome e cognome. Magari basta provare.
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