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I VECCHI TRAM DI MILANO

Ultimo Aggiornamento: 02/01/2024 22:53
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31/01/2007 19:04
 
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maestro tranviere
Museo dei tram a Milano
Mi segnala il sempre vigile Filobustiere un articolo uscito sulla cronaca milanese de "Il Giornale", che qui di seguito ripropongo:

TRAM Vecchie glorie sui binari Prossima fermata, un museo

di Valerio Barghini - martedì 30 gennaio 2007

A Milano c'è un gruppo di persone che ha deciso di attaccarsi al tram. Per carità, niente a che vedere con chi, in tempi antichi, non potendo pagare il biglietto, si attaccava a traino (e a scrocco) al retro del tram: loro il biglietto lo pagano, eccome. Più semplicemente si tratta di persone raggruppate in un'associazione (l'Act, acronimo di Associazione culturale trasporti) e accomunate dalla passione per il mezzo che più di ogni altro è simbolo della nostra città. Il fondatore dell'Act risponde al nome di Paolo Pagnoni. Era l'inizio degli anni Ottanta e Paolo, da sempre appassionato di qualunque mezzo scorresse su rotaia, fonda una rivista bimestrale, Vie e Binari. Passano quattro anni, la rivista inizia ad avere un seguito ma resta un po' troppo di nicchia. Tuttavia quel seguito dà i suoi frutti perché Paolo Pagnoni, con altri quattro, decide di orientarsi verso i soli tram. Dopotutto Milano ha la rete tramviaria più estesa d'Europa e l'Atm ha un parco mezzi di tutto rispetto, alcuni dei quali di valore storico inestimabile e che è un peccato tenere chiusi nei depositi. È l'ottobre 1985 quando l'Act emette il primo vagito con una quindicina di appassionati. E lo fa sulla Milano-Limbiate, utilizzando uno di quei trenini extraurbani che partivano dal capolinea di via Valtellina e raggiungevano l'hinterland percorrendo via Farini. Dopo soli due mesi il numero degli aderenti raddoppia, tanto che l'iniziativa seguente, il tram di Natale, conta una trentina di partecipanti.
Trascorrono anni piuttosto in sordina, durante i quali l'Act propone le sue iniziative e si ritrova a organizzare eventi periodici (almeno quattro volte l'anno) il cui obiettivo è quello di tirare fuori dai depositi Atm i tram di una volta da fotografare negli angoli più suggestivi della città con sfondi come le Colonne di San Lorenzo o il Castello Sforzesco. Come le mitiche vetture «Carrelli» (quelle usate per linee come il 33 o il 19, circa 280 mezzi in servizio), progettate nel 1928, di cui due prototipi sono usciti dalle fabbriche nel 1929 e iniziate a costruire dal 1930 in avanti. È il 1995 quando Paolo Pagnoni decide che è giunto il momento di farsi conoscere sul serio. L'occasione la o ffre una fiera sul modellismo, l'Hobby Model Expo di Novegro: è boom di iscrizioni. Che arrivano anche da altre parti d'Italia raccogliendo seguaci anche a Roma e Torino. Parallelamente l'Atm, dopo un esordio un po' freddino nei confronti dell'Act, accoglie di buon grado l'associazione che addirittura riesce a porre un vero e proprio veto all'eventuale vendita di alcune vetture come quelle a due assi e cancelletti, tanto per intendersi quelle che si vedono in giro con la veletta «Sabbiera» (il parco Atm ne conta ancora una ventina). O come il più antico tram in quota all'Atm, quella vettura 609 del 1924 riportata alle origini (cancelletti al posto delle porte e interni in legno d'epoca) dall'Atm stessa. E le iniziative si moltiplicano: Tram di Primavera (marzo-aprile), Tram della Birra (ottobre), Tram di Natale (dicembre), oltre ad avvenimenti sporadici di uguale successo come i cinque Capodanni (tra cui quello del 2000 festeggiato, appunto, su una «Carrelli» contrassegnata dal numero 2000) o come i 75 anni della municipalizzata trasporti, festeggiati utilizzando la vettura 1504, una «Carrelli» di 75 anni e oltre 5 milioni di chilometri sulle spalle. Nel 2001 finalmente inizia una collaborazione sistematica tra Atm e Act. Obiettivo dichiarato: la realizzazione di un museo storico. La raccolta dei mezzi è già iniziata con le vetture sistemate e protette in diversi depositi cittadini: alcuni filobus e tram sono gelosamente custoditi nel nuovo deposito della metropolitana di Famagosta. Ma pezzi storici l'Atm li ha anche fra gli autobus. Come quel Tubocar Casaro parcheggiato nei pressi del deposito filoviario di viale Molise. I tempi per la realizzazione di questo museo, per il momento «sparpagliato», ancora non si conoscono: certo di denaro ce ne vuole. Tuttavia l'impegno dell'Act per salvare i mezzi dalla demolizione continua. E, aspettando il museo, i milanesi, grazie a Paolo Pagnoni e ai suoi amici, potranno godersi un pezzo di storia itinerante sulla mobilità in città.

Pare che l'articolo a stampa contenesse varie belle immagini, ma la versione elettronica non le riporta. Se qualcuno degli amici milanesi ne disponesse, un loro inserimento sul forum sarebbe assai apprezzato.

Interessante, comunque, il lavoro dell'ACT (come quello dell'ATTS, del resto). Sarebbe utile stabilire un contatto con l'AIAT.

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