L'incidente che portò alla momentanea sospensione dell'esercizio tranviario su tutta la linea e la sua temporanea sostituzione con corse automobilistiche (esercitate da due bus FIAT 621 RL da diciotto posti e SPA 30 da ventisei posti) fino all'adozione dopo quasi sei anni delle più moderne e sicure vetture a carrelli, accadde il 27 novembre 1930 e provocò un totale di cinque morti, tra il bigliettaio della vettura coinvolta, due dipendenti della ferrovia ed uno studente che erano accorsi con una vettura tranviaria di soccorso ed un'auto: la prima dopo aver slittato sui binari, deragliò e si rovesciò sui rottami della prima coinvolta e sull'auto dove si trovavano alcuni studenti presso la locale Università che si erano mobilitati per i soccorsi. Tra l'altro la linea tranviaria correva proprio di fianco alla sede stradale senza recinzioni o divisori di protezione, una quinta vittima anch'egli del gruppo dell'auto morirà il giorno dopo. Da notare che il giorno prima un incidente a Fermo della locale tranvia che collegava Porto San Giorgio ad Amandola provocò nove vittime (la vettura deragliò e si rovesciò dalla massicciata in corrispondenza della curva della Torretta dell'Orologio, quest'ultima ancora esistente e considerata uno dei simboli dell'attuale ricostituito Capoluogo di Provincia), ed addosso all'unica vittima della vettura di Camerino, il biglettaio, venne trovato nella tasca della giacca un ritaglio di giornale con la notizia del disastro di Fermo con aggiunta la frase "e a noi quando toccherà?
". Anche nell'Italia odierna, di fronte ad alcuni incidenti ferroviari degli ultimi anni, si parla sempre di segnalazioni e denunce, spesso inascoltate e riaffiorate sempre dopo gli eventi luttuosi, sull'attuale stato non proprio "svizzero" dell'attuale rete Trenitalia...