Il motivo per cui le 2500 rientrarono in servizio a metà degli anni Settanta fu la cosiddetta "austerity".
Nell'autunno del 1973, a seguito di una crisi internazionale che portò ad un forte aumento dei prodotti petroliferi e al razionamento delle importazioni di petrolio dal Medio Oriente, furono decretate dal governo alcune misure per contenere i consumi energetici. Il pacchetto prevedeva la chiusura anticipata dei programmi radio-Tv alle ore 23, l'anticipo dell'orario di chiusura dei negozi e dei cinematografi, ma la cosa che tutti ricordano di più sono le famose domeniche a piedi dell'autunno/inverno 1973-74.
Il divieto di circolazione a tutte le auto private vigeva su tutto il territorio nazionale dalle ore 0,00 alle ore 24 della domenica.
Tutto ciò, un po' come accade oggi per problemi di inquinamento, portò alla ribalta i problemi del trasporto pubblico, è di quegli anni il famoso piano Andreotti per l'acquisto di 30.000 autobus per potenziare il trasporto pubblico in Italia (che ovviamente restò disatteso), e comunque le Aziende di trasporto pubblico dovettero tirar fuori dai depositi tutto ciò che avevano a disposizione.
Ricordo queste testuali parole lette su un quotidiano a diffusione nazionale: "Torino ha scoperto di avere nei depositi 100 tram inutilizzati".
E fu così che le 2500 uscirono dai depositi per andare a rinforzare le linee della bellissima rete torinese, ricordo che all'epoca giravano prevalentemente sul 3, sul 7 e sul 15. Ricordo al capolinea di largo Gottardo, il 3 e il 15 affiancati con le 2500 e il 10 con le 2700! Poi, nei primi mesi della Rete 82, in condizioni di degrado notevole, furono trasferite sulla nuova linea 13, ma per poco tempo. Già a giugno, furono sostituite sul 13 dalle più capienti 2700 (anch'esse ormai a fine carriera), e furono nuovamente ritirate dal servizio, ma questa volta non per essere accantonate ma per essere ricostruite come seconda serie delle 2800.
Era comunque un gran bel tram, per me forse ancora più bello (non me ne vogliano gli amici di Milano) delle mitiche Ventotto meneghine.
Ciao, Renzo.