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FERROVIA RIMINI-NOVAFELTRIA

Ultimo Aggiornamento: 19/10/2015 14:31
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20/07/2015 15:59
 
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tranviere junior
La variante
Non tutti sanno che dopo le devastazioni belliche della Linea Gotica (Rimini subì 396 incursioni aeree. Rimini FS, in cui si trovava anche il capolinea della ferrovia per San Marino, era praticamente irriconoscibile: si salvò parzialmente solo il fabbricato viaggiatori. Rimini Centrale era praticamente da ricostruire daccapo e le OGR riminesi pure), la linea per Novafeltria fu ricostruita su un diverso tracciato. Per capire meglio questa variante bisogna raccontare anche la storia della Ferrovia Subappennina, o meglio, il tratto di questa ferrovia che congiungeva Santarcangelo di Romagna (stazione sulla linea per Bologna), San Leo e Urbino. La Ferrovia Santarcangelo-San Leo-Urbino fu progettata alla fine dell'Ottocento e cominciata nel 1909, all'alba della Prima Guerra Mondiale, come linea sostitutiva della Ferrovia Adriatica, pesantemente bersagliata dagli incrociatori austroungarici. Scavalcando il crinale dell'Appennino Tosco-Emiliano avrebbe dovuto raggiungere Ascoli, per poi deviare verso Roma. Se fosse stata completata, sarebbe stata una linea strategica per gli equilibri della guerra (più sicura perché più lontana dalla costa e difficilmente raggiungibile dal tiro degli incrociatori nemici) e sarebbe risultata utile anche al termine del conflitto. Ma nessun treno percorse mai questa linea! I lavori, cominciati speditamente e a pieno ritmo, portarono al completamento del tratto Santarcangelo-San Leo, mentre il tratto San Leo-Urbino, il più complicato a livello altimetrico, fu realizzato solo a tratti. I lavori furono fermati alla fine del 1915, quando le risorse destinate alla Ferrovia Subappennina furono dirottate per sostenere l'immenso sforzo bellico. In ogni caso, il tratto Santarcangelo-San Leo fu ultimato nel 1918, ma non entrò mai in esercizio. Lungo la strada che da Torriana porta a Santarcangelo rimangono la stazione di Poggio Berni e il portale di una galleria... senza galleria. Infatti il monte che il tracciato doveva superare venne sfruttato come cava di materiale e la galleria fu smantellata, pur lasciando a ricordo del passato ferroviario il portale. L'area si trova alla fine della Via Santarcangiolese, in un parco pubblico vicino al Marecchia.
Proseguendo, il sedime è ben identificabile: infatti corrisponde al tracciato della SP258 nel tratto Torello-Pietracuta-Bivio S. Leo, dove incontriamo una strada larga e sostanzialmente dritta, con tutte le caratteristiche di una qualsiasi strada statale. Lungo questo tratto troviamo le stazioni di Verucchio FS, ben più monumentale della piccola Verucchio FP, oggi inglobata nel centro ONU di Via Marecchiese, e di Pietracuta, entrambe realizzate nel medesimo stile architettonico che caratterizzava i fabbricati FS degli anni Dieci.
La linea per San Leo svoltava a sinistra all'altezza del casello, ancora esistente, di Bivio San Leo, abbandonando il tracciato della strada che aveva cominciato con un altro casello, quello di Torello, ovviamente nello stesso stile architettonico.
Ebbbene, nel 1948, negli anni della ricostruzione, La Gestione Commissariale Governativa delle Ferrovie Padane pensò bene di chiedere alle Ferrovie il sedime dell'ormai tramontata linea subappennina. Le FS non fecero problemi e la linea fu reimpiantata su questo nuovo tracciato, più largo e spazioso. Anche le stazioni e i caselli godettero di una seconda vita:
-il casello di Torello divenne la nuova stazione (la vecchia si trovava lungo il vecchio sedime abbandonato dove peraltro, si trovavano anche i tre viadotti, che oggi vediamo crollati proprio per l'incuria e l'abbandono del dopoguerra).
-la stazione di Verucchio FS divenne la seconda stazione di Verucchio, ma venne classificata come stazione di Dogana di Verucchio. Infatti, la vecchia stazione, ancora funzionante, si trovava più vicina al centro abitato di questa, più periferica e vicina al confine con San Marino, località Dogana di Verucchio.
-Pietracuta si ritrovò ad avere due stazioni una di fronte all'altra. Venne sempre utilizzata però la stazione ex FS, per il maggiore spazio e la maggior comodità dei passeggeri, mentre l'altra fu abbandonata (oggi non esiste più). Le littorine e l'automotrice erano piccolissime in confronto alla mole della nuova grande stazione "riciclata".
- il casello di Bivio San Leo fu riciclato e divenne stazione.
Esistono ancora oggi altre stazioni della Santarcangelo-San Leo-Urbino: quella più vicina a Rimini e non utilizzata dalla Rimini-Novafeltria è quella di Poggio Berni, nel comune di Poggio Torriana, ma esiste ancora la stazione di San Leo, in località Agenzia di San Leo, e un casello vicino alla suddetta stazione.
Nel tratto marchigiano, invece, troviamo la stazione di Urbino, sino al 1987 capolinea della Ferrovia Fano-Urbino. Gli amici dell'Associazione Ferrovia Valle Metauro si battono da anni per la riapertura del tronco ferroviario, ancora integro ed in grado di funzionare, ma malauguratamente dismesso pochi anni fa per volontà del presidente della Pronvicia di Pesaro-Urbino, nonché sindaco di Pesaro, Matteo Ricci. Sempre riguardo la linea Fano-Urbino, troviamo ancora oggi nel cuore di Fermignano la grande stazione di Fermignano, base della Associazione Ferrovia FVM. Ma questa è un'altra storia e non sta a me raccontarla...
[Modificato da Lollofilovia 02/09/2015 21:30]
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