Convengo in te su molte cose che dici (chiedo venia nel conoscere da te l'arretratezza dell'infrastruttura).
ma sul discorso del mercato non sono d'accordo.
per oltre 20 anni Fiat (ed aziende collegate) ha prodotto migliaia di filobus perchè era il mezzo pubblico per eccellenza (come anche il tram), non essendosi ancora prodotto un bus migliore.
Il 'progresso' fece sì che con i primi anni 70 venisero (forse giustamente) sviluppati motori a combustione e telai x il TPL la cui produzione era di gran lunga conveniente rispetto ai costi delle filovie. Aggiungiamo poi che la selvaggia urbanizzazione delle città imponeva cambi di percorso e quindi teorici spostamenti della linea aerea.
Ovvio che difronte a questi elementi, la gran parte delle città optarono per un trasporto su gomma e diesel.
Ciò che contesto con forza è che Fiat o altre aziende non avessero mantenuto e sviluppato la produzione, anche se secondaria, del mezzo elettrico, per favorire l'ammodernamento, là dove possibile e conveniente.
Ovviamente il lucro per la società torinese è stato colossale.
Se non fosse stato per Socimi e Volvo Mauri nei primi anni '80 e poi Breda, Menarini, Autodromo nei '90, di filobus in Italia non ne sarebbe rimasto neppure uno.
I più lungimiranti, come Milano e Napoli hanno tenuto duro per 10/15 anni con i mezzi che avevano, prima di iniziare il rinnovamento totale.
Ma ormai la frittata era per lo più fatta.
E la scomparsa dei filobus e dei tram andò di pari passo con la devastazione ferroviaria... sempre e solo in favore degli autobus.
Oggi, invece di mantenere e sviluppare le filovie classiche (che non costerebbero in sè e per sè uno sfracelo) si tende ad investimenti faraonici per tecnologie elettriche pseudo innnovative/futuribili dai costi assurdi e con rese modeste.
Il che significa non riuscire a convincere le aziende in un serio investimento sul trasporto alternativo ed ecologico.