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Napoli | Piazza Municipio

Ultimo Aggiornamento: 22/09/2021 08:26
14/05/2018 09:06
 
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Madeco, 11/05/2018 20.40:

Alvaro Siza: "Ecco il mio museo-metrò: persone e sculture in una città viva"



Arriva di buon mattino nel cantiere di piazza Municipio. Guarda il fossato dall’alto e si ferma a immaginare il museo archeologico all’aperto della metropolitana.

Alvaro Siza, 85 anni, ( :O ) architetto pluripremiato, è a Napoli per il secondo giorno, lavora alla sistemazione di un sito unico al mondo. Un parco archeologico a vista nel centro della città, in una stazione della metro. «Stiamo realizzando il progetto esecutivo del sito – spiega a Repubblica – questo è un posto speciale. Qui coesistono rovine e nuova architettura, è molto diverso da Pompei dove le rovine sono isolate dal contesto. C’è la vita intorno. Archeologia e architettura sono dello stesso materiale della città, è un caso unico». I lavori di scavo della stazione della Linea 1 sono andati avanti con difficoltà, proprio per i continui ritrovamenti che hanno fatto venire alla luce tremila reperti, testimonianze delle diverse stratigrafie della città.

«Non avrei mai immaginato di trovarmi di fronte ad un caso del genere – continua l’architetto portoghese – gli archeologi hanno scoperto cose importanti. Sono arrivato dal Portogallo, qualche anno fa, proprio per vedere i due bastioni del castello, le mura bellissime, le belle e grandi pietre. Ho visto al lavoro tanti archeologi con i guanti bianchi». Siza incontra i tecnici e gli archeologi, studia i grafici. Poi scende nella parte più profonda del fossato. È quella la zona scoperta che accoglierà il museo e mostrerà a tutti i ritrovamenti di epoca vicereale e angioina. Il progetto pensato da Siza prevede un sito aperto, accessibile a tutti i viaggiatori della Linea 1 e non.

Potranno affacciarsi sulla banchina romana, ammirare la parte angioina affrescata rivelata dagli scavi, il palazzo Del Balzo.

Il museo immaginato da lui si ammirerà dall’alto ma non sarà “intoccabile”. Previste visite guidate all’interno delle diverse sezioni: si potrà passeggiare all’interno, ammirare da vicino i reperti, proprio come in una città antica.

Quando si stabiliranno le coordinate per risistemare tutto quello che è emerso, il lavoro da fare non sarà semplice. Ci sono le mura da rimontare in loco con l’ausilio di esperti archeologi, si dovranno illuminare ad arte, le sezioni saranno suddivise per epoche, bisognerà studiare un sistema di videosorveglianza e di tutela, data l’esposizione diretta. Ieri si è discusso di questi temi e il team di esperti, gli studi di architettura, ingegneri e architetti hanno ragionato con Siza fino al tardo pomeriggio.

La riunione tecnica stabilisce i primi passi di un lavoro che si annuncia intenso per il prossimo anno. Per la fine del 2019 si conta di realizzare il museo finanziato dal Cipe con 30 milioni. «È stato un progetto in movimento sin dalle prime fasi – spiega Siza quando è venuto alla luce il porto romano e poi, al di sotto, il porto greco. Ora il museo va attualizzato ogni giorno per mettere in rilievo l’archeologia, in relazione con la città in movimento che lo circonda».

Non si vedranno soltanto le mura. Siza ha immaginato un corridoio museale separato da quello di transito largo 20 metri. Da un lato i tapis roulant, dall’altro ci saranno i reperti ritrovati negli scavi e le copie di statue antiche realizzate fedelmente ai modelli forniti dal Museo nazionale. Le sculture si mischieranno ai passeggeri. Ci sarà anche una feritoia in vetro trasparente dove si vedrà la pioggia cadere, con un effetto di grande suggestione.
Non è ancora certa la collocazione delle 5 navi ritrovate nell’antico porto di Neapolis e custodite nei depositi della metro a Piscinola e della Soprintendenza. È possibile che qualcuna possa rientrare nel piano di Siza per accrescere l’impatto di un museo già così affascinante. «È stato un lavoro emozionante e lo è ancora, proprio per la costante scoperta di nuovi elementi che non fanno un disegno prefabbricato ma qualcosa che si va incorporando con i nuovi elementi. È interessante per i documenti ritrovati e la storia che raccontano». L’architetto, vincitore del Pritzker Prize nel 1992 e del Leone d’Oro alla carriera, ha un bel rapporto con Napoli. «È effervescente. Si vede il traffico che mette insieme macchine, moto, pedoni, archeologia, nuova architettura. Tutto mescolato, tutto si regge senza grandi traumi. È una città di grande convivenze e tolleranza. Ho visto gente che non si scompone quando qualcuno fa una manovra strana per passare con l’auto. In città tutto funziona, non c’è taglio tra antico e moderno. Come il mio progetto per il museo. Senza fratture. È un obbligo ma anche un piacere realizzare un lavoro così».

napoli.repubblica.it/cronaca/2018/05/11/news/alvaro_siza_ecco_il_mio_museo-metro_persone_e_sculture_in_una_citta_viva_-19...



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